Si chiama “Dogen City” il progetto con cui il Giappone si prepara all’Apocalisse. Una sorta di Arca di Noè per ricchi rifugiati climatici, di fatto è un’isola galleggiante per 40mila abitanti. In vista di eventuali disastri per la crisi climatica, l’azienda giapponese N-Ark vuole realizzare una eco-città galleggiante, un rifugio e un habitat autosufficiente. Stando a quanto riportato da Süddeutsche Zeitung, è prevista per 10mila residenti permanenti e 30mila turisti. La struttura, che è stata ideata da una start-up, nei resoconti dei media viene costantemente indicata come uno studio di architettura. Se si tratta di architetti, le loro attività non sono rivolte esclusivamente a modelli architettonici, ma anche a modelli di business illustrati in modo suggestivo.



Le simulazioni al computer mostrano, comunque, un’isola circolare. Come suggerisce il nome della società, i progettisti stanno pensando a una moderna Arca di Noè, ma è un misto tra la nuova Venezia e l’arca moderna: una scialuppa arcaica e un impero commerciale futuristico in uno. Non si sa bene se le utopie urbane stiano diventando sempre più audaci o semplicemente sempre più disperate di fronte al cambiamento climatico. L’idea è di organizzare una vita relativamente gestibile dietro un muro ad anello di circa quattro chilometri di circonferenza che dovrebbe proteggere dalle onde alte e dagli tsunami, fornendo al contempo spazio per giardini, appartamenti e un parco.



COM’È STRUTTURATA DOGEN CITY: TRE ZONE, UN MURO…

La domanda cruciale resta una: bisogna prima rovinare il presente per arrivare al futuro? Intanto, Dogen City viene pensata dai progettisti con edifici residenziali, strutture turistiche, scuole, impianti sportivi e locali commerciali si trovano anche su piattaforme galleggianti, collegate da passerelle e ponti, all’interno dell’anello esterno. Dogen City sarà composta da tre zone. La prima è l’anello esterno, la Muraglia, che ospiterà anche i residenti permanenti. È un po’ come a Venezia, dove la gente che serve vive a Mestre, sulla terraferma, mentre i turisti “schiacciano” il centro storico.



All’interno dell’anello sono previste strutture turistiche, ma anche aziende agricole per la produzione di cibo. Solo la terza zona è sommersa dall’acqua: come centro dati, in definitiva una server farm, raffreddata ad acqua. In Paesi come l’Olanda e il Giappone, dove lo spazio abitativo è notoriamente scarso e sempre minacciato dal mare, l’arte di costruire nell’acqua e sull’acqua viene praticata da tempo. Una volta che avremo completamente rovinato la terra come habitat, dunque, la vita sull’acqua diventerà uno spazio di sopravvivenza. Il giornale tedesco che ha riportato il progetto si chiede se non sarebbe più facile lasciare la Terra intera…