Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), ha commentato in una intervista al Corriere della Sera il drammatico terremoto avvenuto nelle scorse ore in Marocco, che ha causato quasi 1.000 morti. “La parte settentrionale dell’Africa si muove verso Est e ha provocato la degenerazione della catena dell’Atlante che smuove forti impulsi perché la crosta rilascia energia. Il guaio è che si è verificato in un’area vicina a Marrakesh, una città fragile dove una magnitudo 6.8 produce danni gravissimi. Già nel 1960 un terremoto ad Agadir fece 15.000 vittime”, ha ricordato.



Il fenomeno non è purtroppo raro anche nel nostro Paese, dove finora però per fortuna non si sono verificati drammi simili. In questi giorni ci sono stati terremoti ma di entità più lieve. “Non c’è nessuna relazione tra questi eventi, se non la dinamica terrestre che è in continua evoluzione. Le analogie tra Italia e il Marocco però sono molte, perché anche in Italia abbiamo poca memoria delle pericolosità naturale del territorio, in presenza di case costruita con tecniche non antisismiche”, ha avvertito l’esperto. È per questo motivo che l’appello va al Governo. “Dobbiamo fare la giusta prevenzione. Avere case che restino in piedi. A 7 anni dal terremoto in centro Italia tutto è estremante difficoltoso, mentre ad Agadir già nel 1960 si iniziò a ricostruire subito, velocizzando la ricostruzione come bisognerebbe fare da noi. Il bonus sisma era e resta un buon strumento purtroppo poco fruttato dagli italiani”.



Doglioni (Ingv): “Ai Campi Flegrei situazione pericolosa”. Il parere

Carlo Doglioni ha sottolineato in tal senso che è necessario tenere d’occhio soprattutto le zone più a rischio. “Dove ci sono stati, i terremoti torneranno”. Il caso del Campi Flegrei, in questi giorni molto attivi, è emblematico. “È un vulcano estremamente pericoloso, tra i più pericolosi al mondo perché sopra la caldera vivono 500.000 persone sparse in vari Comuni. Fortunatamente le eruzioni si presentano con poca frequenza e non c’è evidenza di nuove eruzioni a breve, ma la sismicità sta iniziando a crescere come nell’83-84 con le eruzioni che portarono all’evacuazione di una parte degli abitanti. Non c’è un’allerta imminente, ma questo non esclude che la situazione sismica possa aumentare di pericolosità”, ha rivelato.



Ma non solo. “Al Nord le prealpi dal Garda al Friuli presentano rischi ma anche Milano e il Piemonte non possono essere esclusi. Il terremoto di Verona del 1117 è stato il più forte evento sismico avvenuto nell’area padana di cui si abbia notizia, talmente violento da causare vastissimi danni non solo a Verona e nei territori limitrofi, ma anche in diversi altri centri dell’Italia settentrionale, sia veneti, che emiliani, che lombardi”, ha concluso il presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV)