Dolcenera

, cantautrice salentina vincitrice del Festival di Sanremo, è tornata a cantare le “sue” cose. Oggi si racconterà a S’è fatta notte, in un’intervista alquanto confidenziale con Maurizio Costanzo. Dolcenera – al secolo Emanuela Trane – parlerà di se stessa e della sua passione per la musica. Inoltre si soffermerà sul periodo buio che l’ha portata ad allontanarsi per un periodo dai riflettori. E’ stato un po’ come rivivere i primi anni del successo, quando il clamore mediatico la disorientò e la mandò in crisi. Racconta Dolcenera a Spettakolo: “La scelta del pezzo esprime diversi significati per me; primo tra tutti, la passione per l’anima cantautorale, per il filone cantautorale italiano che però io non intendo in maniera nostalgica. Un cantautorato, quindi, che possa essere contestualizzato in questo momento storico; secondo, per il contrasto insito nella parola, contrasto che mi sento addosso sia caratterialmente  sia dal punto di vista delle esecuzioni e del mio modo d’interpretare, che è sempre fatto di chiaroscuri”.



Le cover di Dolcenera

Insomma, Dolcenera non conosce sfumature. O tutto o niente; o dolce o nera. O cantautorato o cover, anche, perché dopo anni di inediti si è data a tutt’altro genere. “Il mio rapporto con le cover è un po’ strano, perché prima di diventare Dolcenera non è che ne abbia eseguite poi tante, dal momento che già scrivevo e componevo musica. Non mi piaceva risuonare i pezzi degli altri, a parte alcuni. E questi ‘alcuni’ nell’ambito della musica pop erano (e sono) di solito pezzi che hanno in sé qualcosa di apocalittico, una atmosfera di rivelazione. Quando con le cover band facevo Heroes di David Bowie, quel tipo di apocalittico per me era esaltante, così come è rivelazione Sei bellissima di Loredana Berté, perché quel ritornello è scritto, sia musicalmente, che testualmente, come una apertura e un concetto potenti”.

Dolcenera da Young Signorino a Bach

Dolcenera ha le idee chiarissime, anche se agli occhi degli altri può sembrare un po’ stravagante. Cosa la guida, nella scelta dei pezzi? “Di solito è proprio la potenza espressiva delle canzoni ad attirarmi. Se non fosse per l’esperimento sociale che ho condotto pochi mesi fa, con il quale la potenza non c’entrava nulla perché ad attirarmi è stato proprio l’esperimento in sé: Dolcenera che reinterpreta la trap”. La cover è in fondo un esperimento sociale: “Io fungevo da specchio della realtà e reinterpretavo mettendo a nudo i pezzi, suonandoli al piano unplugged, con serietà e sincerità. Chiaramente, a momenti ne veniva fuori una versione dignitosa, a momenti si verificava quello che io definisco ‘crash di sistema’, in cui il testo proprio non si presta a vestire questi abiti seri e sinceri. L’apice del crash totale del sistema lo abbiamo raggiunto con Young Signorino: la follia di suonarci sopra il preludio in Do minore di Bach”.