Dietro la strage di cristiani in Nigeria non c’è la religione, ma la povertà. A prendere questa incredibile posizione è Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione europea. Con la conta dei morti del massacro non ancora finita, ha evidenziato che «le basi dell’insicurezza in Nigeria non sono però radicate nella religione, a volte ci sono attacchi a sfondo religioso, ma principalmente sono dovuti a circostanze locali». Circostanze, quindi, la religione non c’entra nulla per Dombrovskis. Il problema è «la povertà endemica», oltre alla «poca istruzione, poco accesso ai servizi pubblici, disoccupazione, in generale un senso di esclusione». Motivi ben validi per giustificare la disperazione delle persone, ma non si spiega come possano portare a entrare in una chiesa, durante una messa, per massacrare delle persone, donne e bambini compresi. Ci sono anche i numeri a smentire la tesi di Dombrovskis e li riporta oggi La Verità.



Sono i dati di Open doors, che da 60 anni denuncia la persecuzione dei cristiani. In Nigeria i cristiani uccisi per la loro fede «sono più numerosi rispetto a quelli di qualsiasi altro Paese». C’è pure un altro rapporto, pubblicato il 5 aprile scorso dall’International Society for Civil Liberties and the Rule of Law (Intersociety), secondo cui negli ultimi 15 mesi, da gennaio 2021 a marzo 2022, la Nigeria ha registrato un numero di morti tra i cristiani non inferiore a 6.000.



“ATTACCO BRUTALE IN NIGERIA, MA NON PER RELIGIONE”

Questi dati sono sfuggiti a Valdis Dombrovskis? Deve essere sfuggito anche il fatto che chi ha commesso il massacro domenica nella chiesa San Francesco Saverio di Owo, in Nigeria, è un gruppo ben organizzato e addestrato. Lo riferiscono all’Agenzia Fides delle fonti della Chiesa in Nigeria, rimaste anonime. Gli assalitori, infatti, sono arrivati al termine della messa di Pentecoste, si sono mescolati ai fedeli, dividendosi in gruppetti, e hanno iniziato a far esplodere ordigni e a sparare sui fedeli. Una padronanza delle armi e delle tattiche da cui si evince che l’attacco non è stato casuale. Ma Dombrovskis si preoccupa di condannare l’attacco «a prescindere dalla fede, dalla religione», come se non c’entrasse nulla. Un attacco definito «brutale», ma in Nigeria ve ne sono «indiscriminati nei confronti dei cristiani e dei musulmani», fatti «per creare panico e dividere la società. Le cause alla base di questa insicurezza in Nigeria non sono però radicate nella religione». Pur riconoscendo che «a volte ci sono degli attacchi a sfondo religioso», nella maggior parte dei casi sono dovuti a «circostanze locali». Ma secondo il report di Open Doors, gli attacchi più violenti sono condotti da Boko Haram, dai pastori militanti di etnia Hausa-Fulani, dall’Iswap (affiliato all’Isis) e da altri gruppi di estremisti islamici.

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