Già finito nel mirino della Corte dei Conti, Domenico Arcuri è finito sotto i riflettori di Milena Gabanelli. La giornalista sul Corriere della Sera ha analizzato tutti gli errori commessi dal commissario straordinario per l’emergenza coronavirus in questa fase di pandemia. Autorizzato all’acquisto di ogni bene indispensabile al contenimento della diffusione del virus, anche in deroga alle norme, il numero uno di Invitalia non è riuscito a soddisfare il fabbisogno di guanti, camici, respiratori e tamponi, anzi…



Come dicevamo, la gestione di Domenico Arcuri nella prima fase non è stata delle migliori: come messo in risalto dalla Gabanelli, «Arcuri spende 65,4 milioni in guanti di vinile e nitrile, le centrali acquisti devono sopperire per 138 milioni; così come per 1,4 miliardi di camici, calzari, cuffie e visiere, contro i 338 milioni di Arcuri». Stessa situazione per monitor, letti, tamponi e reagenti. Fino ad arrivare al capitolo mascherine…

TUTTI GLI ERRORI DI DOMENICO ARCURI

Dataroom non ha preso in considerazione la prima ondata, ma la situazione è totalmente cambiata dall’estate scorsa: come evidenziato da Milena Gabanelli, le mascherine Ffp2 acquistare da Domenico Arcuri sono pressoché tutte di produzione cinese. E il prezzo non è di certo il migliore possibile: il commissario per l’emergenza ha acquistato 100 milioni di dispositivi dalla YQT Health Care B.V., società olandese con un solo dipendente costituita il 16 marzo 2020.

Un acquisto da 105 milioni di euro, 1,05 euro a mascherina. Cifra decisamente superiore a quelle spese da altri soggetti: «Il 25 settembre, dunque nello stesso periodo, l’azienda ospedaliera «Ospedali riuniti Marche Nord» di Pesaro assegna una procedura negoziata da 756 mila euro per l’ acquisto di 2 milioni di Ffp2, prezzo: 37 centesimi l’ una. La gara d’ appalto è divisa in tre lotti. Uno degli aggiudicatari è la Polonord Adeste, importatore italiano di mascherine cinesi. La qualità è la stessa, la certificazione è equivalente. La differenza però non è banale: su 100 milioni di pezzi il commissario ha pagato 65 milioni in più. Anche la centrale acquisti della Regione Veneto, che per non rischiare di trovarsi scoperta ha acquistato un piccolo lotto, ha speso meno: 90 centesimi. In sostanza si compra dalla Cina, si paga in Olanda, e si paga caro». E la sequela di errori di Domenico Arcuri non è di certo terminata qui…