Arriva netta la smentita di Domenico Arcuri circa l’indagine per peculato che lo vedrebbe iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Roma: «In merito a quanto riportato questa mattina dal quotidiano”‘La Verità” circa l’indagine sulle mascherine, l’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri comunica di non avere notizia di quanto riportato dal suddetto quotidiano», si legge nella nota diffusa dal suo staff.
«Il dottor Arcuri, nonchè la struttura già preposta alla gestione dell’emergenza, continueranno, come da inizio indagine, a collaborare con le autorità inquirenti nonchè a fornire loro ogni informazione utile allo svolgimento delle indagini», conclude il breve comunicato con cui si smentisce quanto invece annunciato dal quotidiano diretto da Maurizio Belpietro in merito al filone di inchiesta sulle mascherine in arrivo dalla Cina.
ARCURI INDAGATO PER PECULATO?
Secondo quanto rivelato oggi in esclusiva dal quotidiano “La Verità”, l’ex commissario all’emergenza Covid Domenico Arcuri (attuale n.1 di Invitalia) risulta indagato dalla Procura di Roma per peculato in merito all’inchiesta delle mascherine anti-Sars-CoV2 in arrivo dalla Cina: secondo la lunga inchiesta maturata negli scorsi mesi dal cronista Giacomo Amadori, le accuse contro Arcuri sono presenti nel fascicolo sulle forniture di mascherine cinesi, il medesimo per cui il 24 febbraio scorso vennero disposti 1 arresto e 4 misure interdittive.
L’ipotesi di reato del lungo filone di inchiesta sulle mascherine riguarda la mancata certificazione dei dispositivi anti-Covid per il quale ora, secondo La Verità, il commissario stesso all’epoca dei fatti (primavera 2020) viene anch’egli indagato.
PER COSA RISULTA INDAGATO ARCURI
Sempre secondo il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, il reato di peculato sarebbe contestato anche ad Antonio Fabbrocini, già stretto collaboratore di Arcuri e responsabile unico del procedimento per l’acquisto di 801 milioni di mascherine da tre diversi consorzi cinesi. Da mesi inchieste giornalistiche e giudiziarie avanzano dubbi e domande alla gestione Arcuri dei primi mesi della pandemia, quando vennero acquistate quantitativi ingenti di materiali anti-Covid in poco tempo per far fronte all’esplosione del virus nel nostro Paese: per l’acquisto di quei 801 milioni di Dpi, gli intermediari indagati dalla Procura avrebbero ricevuto provvigioni da 71 milioni di euro (venendo così indagati per traffico di influenze). Arcuri però ha sempre negato di essere a conoscenza delle maxi-commissioni, ribadendo tramite il proprio ufficio stampa di essere stato «oggetto di illecite strumentalizzazioni da parte degli intermediari». Resta ora da capire quale sarà la posizione ufficiale che manterrà l’attuale amministratore delegato di Invitalia, sostituito dal Governo Draghi nel suo ruolo di commissario anti-Covid dal generale Francesco Paolo Figliuolo.