Chi sono Domenico Fiacchini e Ada Pica, i genitori di Renato Zero

Un rapporto speciale quello che il cantautore romano Renato Zero ha avuto con i suoi genitoriDomenico Fiacchini e Ada Pica a cui è sempre stato molto legato. “Sono stati meravigliosi e non mi hanno mai contestato” ha raccontato l’artista in occasione di una intervista rilasciata al settimanale Grazia. Renato si è sbottonato parlando dei genitori dicendo: “mio padre era poliziotto, mia madre infermiera e mi hanno sempre dato la possibilità di essere me stesso. Bisogna avere della radici ben piantate altrimenti con il primo vento vacilli e perdi l’equilibrio”.



Una famiglia presente quella di Renato Zero che, senza alcun timore, ha ammesso: “vivevo in una casa con una famiglia ricca, meravigliosamente presente, era un parafulmine meraviglioso. Quando ho affrontato la vita col boa di struzzo – ogni volta che uscivo di casa mi facevo il segno della croce – lo facevo consapevole di avere questo grande punto di forza”.



Genitori Renato Zero, il cantante confessa “vengo da una famiglia molto unita”

La famiglia è sempre stata il centro della vita di Renato Zero cresciuto con la madre Ada Pica e il padre Domenico Fiacchini. “Io ho la fortuna assodata, vengo da una famiglia molto unita, siamo 5 fratelli. Questo ci permette di sentirsi sempre sostenuti. C’è un trasferimento di interessi e attenzioni verso questi altri esserini come i nipoti” – ha detto il cantautore che ha ricordato la mamma e i tanti sacrifici fatti in vita. “Portava un cestino di vimini con il pranzo, la retta era parziale e il pranzo tutti questi signori dovevano procurarselo da soli, gli altri avevano servitori, mamma usciva dal Santo Spirito dove aveva lavorato, metteva tutto nella cesta di vimini e si faceva tutta la scalinata, lo faceva quattro giorni su sei” – ha raccontato Renato Zero rivelando che il padre Domenico Fiacchini avrebbe voluto diventare un tenore, ma alla fine è diventato un carabiniere.



In diverse occasioni Renato è stato arrestato dai carabinieri, ma ancora oggi ricorda: “papà era diverso. Mi incontrava, con lo sguardo dolce, nei corridoi del commissariato illuminati dal neon: ‘Ancora qui ti trovo?”. Nessuna vergogna verso un figlio sopra le righe, anzi Renato Zero ha precisato: “lui diceva con orgoglio ai colleghi che fossi suo figlio. Lui ha dovuto subire questa cosa, poi improvvisamente c’è stato un riscatto quando sono diventato Renato Zero, perché tutti gli chiedevano i biglietti gratis e lui sventolava con fierezza il biglietto comprato”.