Sulle pagine de La Stampa, Domenico Quirico ha analizzato l’esclusione della Russia dall’Onu. Il giornalista e reporter del quotidiano torinese, e caposervizio per gli esteri, ha posto l’accento su una questione non da poco: “Vorrei parlare delle Nazioni Unite e della esclusione della Russia dal Consiglio che si occupa dei diritti umani. Non certo per dire che la Russia non l’abbia meritato per quello che fa in Ucraina, ma per aggiungere un particolare a cui nessuno ha prestato molta attenzione. Preso dalla furia di esultare perché l’Onu improvvisamente sembra risorto, con quel voto largamente maggioritario, dal vergognoso letargo in cui i suoi dirigenti e il segretario generale innanzitutto, con l’inerzia amministrativa sembravano caduti da quaranta giorni a questa parte”.
Quirico prosegue spiegando di non discutere la misura adottata dalle Nazioni occidentali, bensì di mettere in risalto quelli che invece sono i Paesi ancora dentro, ma che più e più volte hanno violato i diritti umani che l’Onu si prefigge di difendere: “Il mio scopo non è discutere quello che è stato detto dagli occidentali, tra cui l’Italia, per condannare la Russia meritatamente, ma ciò che è stato taciuto. Ovvero sono andato a leggere i nomi delle nazioni che fanno parte del Consiglio che si occupa appunto delle violazioni dei diritti umani”.

Domenico Quirico: “Cina, Libia, Arabia Saudita: perché?”

Nel suo intervento su La Stampa, Domenico Quirico prosegue: “Allora leggo i nomi di alcuni dei componenti del consiglio dei diritti umani: Cina, Libia, Eritrea, Pakistan, Qatar, Venezuela… Per esser chiari: il problema non è se questi Paesi si siano astenuti o abbiano votato contro la risoluzione che cacciava la Russia. Il problema è: perché stanno lì, in quel Consiglio? Con che diritto? In nome di che cosa?”.
Il problema della permanenza di tali Paesi nel Consiglio dell’Onu sono i metodi sanguinari utilizzati da tali Nazioni e conosciuti ampiamente: “Il Consiglio è stato creato sedici anni fa. Un solo Paese era stato finora espulso: la Libia di Gheddafi, nel 2011, per la repressione sanguinaria della rivolta di Bengasi. Poi è stata riammessa dopo la liquidazione del Colonnello. E anche qui nasce qualche dubbio. Se pensiamo ai centri di accoglienza per i migranti… Non si poteva per questi Paesi canaglia di cui si conoscono a menadito le pratiche illegali usar subito il meccanismo utilizzato con sacrosanta rapidità per la Russia? In sedici anni mai nessuno dei rappresentanti delle democrazie ha provato un sussulto di decenza e di imbarazzo per il sedersi accanto a quei Paesi quando si discute di diritti umani?”. L’esempio più lampante è l’Arabia Saudita: “Allora prendiamo un Paese a caso che è stato ripetutamente eletto in questo Consiglio: l’Arabia Saudita. Evito di citare come prova a carico il massacro del giornalista oppositore con truculenti particolari dello squartamento con sega a motore e trasporto dei brani del cadavere in sacchi e valigie. Conosco la risposta dei prudenti, dei filosofi dell’astuzia: caso isolato, quello, potrebbe essere l’iniziativa criminale di qualche sgherro troppo zelante che ha voluto ingraziarsi il principe padrone”.


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