Domiziana Giordano intervistata da Vanity Fair, si è raccontata a 360°, senza mezzi termini. Attrice di particolare spessore, avrebbe potuto fare di più ma la sua carriera si è interrotta in maniera brusca. “Perché? Colpa di Tangentopoli, quello scandalo mi ha distrutta. Era il 1994, vivevo a Parigi perché in Italia non mi si filavano. Diedi in subaffitto il mio appartamento, me ne serviva uno a Los Angeles. Mi capitò la persona sbagliata. Mai frequentata quella gente, sapevamo tutti che tipi erano: i politici si davano da fare solo per comprarsi le ville. A me non fregava niente dell’Italia, manco leggevo i giornali. Ho peccato di ingenuità”. Proprio per questo motivo però, è finita nelle prime pagine di tutti i principali quotidiani dell’epoca: “Una bella attrice è il perfetto capro espiatorio. Su Variety uscì un titolo a 4 colonne, le mie agenzie mi licenziarono in tronco. Nessuno che mi abbia difeso, nessuno che mi abbia intervistata. Per anni mi sono sentita colpevole: provavo vergogna per una cosa che non avevo fatto. Ho visto l’inferno”.
Domiziana Giordano: “Ecco perché non faccio più cinema…”
Questo scandalo le fece perdere il lavoro, ma non solo. “All’epoca stavo con una donna della quale ero molto innamorata. Mi lasciò, così come il mio amico fraterno. Quando hai successo diventi facile preda per i parassiti”, ha raccontato Domiziana Giordano. Da questa dolorosa indecenza uscì pulita. “Ma fu come uno stupro mediatico. Mi sentii un’intoccabile. Ho pianto per anni. Ho tentato il suicidio. Sono stata in manicomio. Stavo a Roma, presi dei farmaci, quelli che usavo per dormire. Ma la confezione non era piena, e i medici arrivati per salvarmi mi diedero una dose di antidoto − non so, anfetamine − tarata sull’intero flacone. Ho dato di matto”. Di seguito la ricoverarono e si risvegliò al manicomio di Cassino con la camicia di forza. 15 giorni rinchiusa lì, con tutto il suo dolore. “Avevo − e ho − un sacco di amici: mi hanno fatta uscire di lì e aiutata a campare negli anni seguenti. Se sei una persona di merda non ti aiuta nessuno”.
“E’ più facile essere gay che donne!”
L’attrice si considera una persona molto particolare ma il cinema le ha dato un calcio nel sedere: “Ho pagato il fatto di essere andata avanti sempre da sola, senza raccomandazioni. Mi piaceva fare l’attrice, mi sentivo come un tortellino nel suo brodo. Vorrei tornare al cinema e sfilare. Sto bene, no, con quello che ho passato? Vorrei lavorare con registi bravi. Matteo Garrone, carino e simpatico. Paolo Sorrentino. Nanni Moretti è bravissimo, a parte qualche film proprio odioso. Ma il più bravo di tutti è un altro: Woody Allen, un genio, un vate, un filosofo. Amo Crimini e misfatti”. Di seguito un pensiero alla politica: “Salvini è pericolosissimo. La gente è pecora e segue la Bestia. Poi la visione discriminante della vita in quanto donna: “Prima di tutto, non posso diventare prete”. E una massima: “In questo mondo è più facile essere uomini omosessuali piuttosto che donne”.