Don Antonio Coluccia si è raccontato durante la diretta del programma Finalmente Domenica in onda su Tv2000. Un prete che ha seguito la strada dei vocazionisti (ovvero coloro che aderiscono alla Società delle divine vocazioni) impegnato soprattutto nella missione di “redimere” la società. Redimerla dalla droga, dalla violenza, dal degrado, e che l’ha portato a sfidarle faccia a faccia, scendendo con il microfono nei quartieri degradati della capitale.
“Il vangelo umanizza”, sostiene Don Antonio Coluccia, “e per questo vince. Dona coraggio alla persona e ridona vita nuova perché se uno è disponibile all’annuncio del Vangelo vuol dire che c’è un cambiamento di vita”. “I quartieri di periferia sono luoghi in cui si sono creati dei vuoti istituzionali, c’è povertà e degrado e manca un annuncio di vita nuova, il dare la possibilità. Non sempre gli spacciatori lo scelgono, molte volte sono costretti, c’è una non scelta in queste persone. Per me la redenzione è in nome di Gesù Cristo, che non è parlato ma sperimentato. Molto spesso”, racconta ancora Don Antonio Coluccia “la droga è l’eucarestia di Satana, e ti rende schiavo. Annulla [i ragazzi] e non gli dà nulla di buono”.
La vocazione di Don Antonio Coluccia
Passando poi a parlare del suo passato, Don Antonio Coluccia racconta di essere stato un po’ turbolento, “come tutti i ragazzi al tempo.Ero presidente della protezione civile e durante una missione in Albania ho avuto la vocazione. Dopo la quinta elementare ho fatto un’esperienza come apostolino in una famiglia vocazionale, ma non era il momento giusto. Per me il momento arrivò in Albania”.
Don Antonio Coluccia racconta che durante la missione umanitaria, “incontrai un sacerdote missionario che gestiva il campo, gli portammo vestiti e viveri e quando lo vidi con tutti quei bambini rimasi colpito dalla positività. Lui mi diede una pacca sulle spalle e mi disse ‘Dio ti sta chiamando‘, ma avevo altri sogni e progetti. Da quella provocazione, però, sono tornato dal viaggio carico di umanità e un po’ in crisi su cosa fare della mia vita e mi sono introdotto in un cammino di discernimento voccazionale. Ricordo che quando lo comunicai a mio padre lui tentennò, ed anche mia madre. Venne un missionario in famiglia e mio padre disse che se avevo deciso andava bene e che avrebbe rispettato la mia scelta”.
Don Antonio Coluccia, la scorta e la redenzione
Durante le sue missioni nella periferia romana, Don Antonio Coluccia è stato più volte oggetto di minacce, al punto da dover girare, ora, con la scorta. “La resurrezione”, racconta, “è più forte della paura. Gesù è andato nei villaggi, nei territori, e ha rischiato di essere ucciso. Le mafie rappresentano la negazione del Vangelo di Gesù Cristo. Il papa li ha scomunicati ed è importante, forse non li tocca in questo momento, ma anche i malavitosi sono persone e in ognuno c’è una coscienza. Gesù Cristo è impegnativo, e Satana ti propone il potere, ti dice che sei il migliore, rappresenta le strutture di peccato che rubano la dignità alla gente. La paura è umana”, conclude Don Antonio Coluccia, “ma un battezzato ha il potere del Vangelo di Gesù Cristo, che ti da la possibilità di affrontare e reagire”.