Oggi 31 gennaio si celebra San Giovanni Bosco. Ho una devozione per il Santo, sono cresciuto da bambino con la S. Messa domenicale celebrata da un salesiano, rettore di una delle scuole più importanti di Milano. Nelle sue prediche non mancava mai di raccontare un piccolo fatterello della vita di don Bosco. Da educatore quale era, ogni domenica mi chiedeva com’era il mio profitto scolastico. Una volta parlò con i miei genitori per farmi frequentare la sua scuola salesiana con il contributo (a quel tempo ero un alunno modello) di una borsa di studio per una parte della retta annuale. Ma la mia famiglia non poteva permetterselo ugualmente. Quindici anni fa ho rincontrato il Santo quando mio figlio scelse di frequentare il liceo salesiano e ho approfondito la sua figura nonché la sua opera educativa.
Vi propongo il film Don Bosco (1988) con la regia di Leandro Castellani, prodotto dalla Rai e da Ellecidi (casa editrice dei Salesiani) con Ben Gazzara nei panni di don Bosco, Piera Degli Esposti, Philippe Leroy e la giovane Patsy Kensit (che l’anno successivo sarà al fianco di Mel Gibson in Arma letale 2). Cast internazionale per questa produzione italiana rivolta anche al mercato estero.
Lo dico subito, c’è un punto debole nel film che scorre parallelo e s’incrocia con don Bosco ed è la storia d’amore tra i due giovani Giuseppe e Lina (la bionda Patsy), “Una vicenda verosimile, nel senso che è stata inventata sulla base di elementi di realtà”, affermava ai tempi il regista Castellani. Il film non è però un’immaginetta biografica del Santo e Ben Gazzara studiandolo per l’interpretazione ne fece risaltare tutta la statura umana e religiosa tanto da affermare: “Un santo è uno che impegna tutta la sua vita combattendo per uno scopo. Senza consapevolezza di santità e io non ho voluto fare un ‘santino’, ma un uomo. Sono stati poi gli altri, giudicando la sua vita, a parlare di santità. Spero soltanto che il pubblico di oggi, distratto e frastornato da Rambi e guerre stellari, si interessi a un uomo così”.
Prima di parlare del film vi racconto un antefatto che mi ha incuriosito e sollecitato a riscoprire questa pellicola.
Nelle mie vacanze natalizie ai Caraibi ho letto l’interessante libro di Vittorio Messori “La luce e le tenebre” che raccoglie in brevi capitoletti la sua rubrica “Vivaio” scritta nel corso degli anni per alcuni quotidiani. Trattasi di storia, apologetica, ecc. Uno di questi brevi scritti racconta che la Rai scelse come sceneggiatore Ennio De Concini, il top in quel momento, vincitore dell’Oscar per Divorzio all’italiana con l’aiuto del consulente salesiano don Tiberio Bosco (solo omonimia). Questi confessò a Messori che De Concini, laico e non vicino alla fede, aveva deciso che la mattina seguente avrebbe telefonato in Rai per declinare la proposta. Quella notte accadde l’imprevedibile. Gli apparve in sogno don Bosco che gli diede consigli e indicandogli il titolo. De Concini si svegliò e scrisse degli appunti. Si riaddormentò e il sogno riprese da dove si era interrotto con il Santo che gli diede altri consigli, indicazioni biografiche, fatti accaduti, concludendo con l’augurio di “buon lavoro“. Non telefonò in Rai, ma chiamò don Tiberio raccontandogli l’accaduto e si mise subito al lavoro.
Ben Gazzara ha una interpretazione molto forte e sentita di don Bosco, ormai al termine della sua vita
– Ho guardato dritto davanti a me con lo sguardo rivolto al Signore.
– Fede e fiducia in Dio sempre.
E nei momenti difficili: – Ti prego rispondimi Signore.
E da lì in poi si succedono le scene della sua opera, l’incontro con i ragazzi affascinati da questo giovane prete che stava con loro, lavorava con loro, giocava con loro.
– Devono essere amati, ma devono anche sapere che c’è chi li ama.
– Vi prometto pane, lavoro e Paradiso.
Amato dai ragazzi ma non dai politici del Regno di Savoia, anche se con Cavour ebbe molti incontri sia di mediazione politica che personali. Il governo massone sabaudo aveva confiscato terre e beni della Chiesa in tutta Italia, chiudendo monasteri e scuole cattoliche, uccidendo sacerdoti e monache. Ma lui lottava per il bene della Chiesa, dove trovò anche lì dei vescovi che gli si opposero. Ma i Papi dell’epoca lo sostennero riconoscendo la Fondazione dei Salesiani. Era avversato anche dai ricchi imprenditori che sfruttavano la manodopera dei piccoli ragazzi e al tempo stesso anche i borghesi contrari a Cavour cercavano di farlo fuori con ogni mezzo perché gli sottraeva giovani insurrezionisti.
Apparse in sogno allo sceneggiatore De Concini, lui che è invece famoso perché aveva sogni profetici che poi si avveravano come le morte della casata del re Vittorio Emanuele.
Ma tutta la sua opera era partita proprio da un sogno che lo aveva indirizzato verso i ragazzi:
– Ho sognato con Gesù e Maria che questo era il compito affidatomi.
E con loro continuò ad avere sogni durante la sua permanenza terrena.
Un santo in vita.
Il film è visibile gratuitamente (si fa per dire visto che paghiamo comunque il canone) su Raiplay.
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