Don Claudio Burgio, sacerdote di origine milanese, cresciuto nel difficile contesto del Giabellino, nella periferia del capoluogo lombardo, è stato recentemente intervistato dalla trasmissione di Tv2000 Soul. La sua vita ed esperienza ecclesiastica si è concentrata proprio attorno all’aiuto e al sostegno per i ragazzi in difficoltà, portandolo a fondare l’Associazione Kayròs, “una parola greca che significa tempo opportuno, il tempo favorevole”.
“L’uomo”, spiega Don Claudio Burgio, anche cappellano del carcere minorile Cesare Beccaria, “nasce buono, ci sono tanti fattori che rendono questi ragazzi incattiviti, e a volte ci mettiamo anche noi adulti. La società del profitto, la dittatura del commercio e dei soldi, influisce molto perché l’unica prospettiva che vedono loro sono i soldi, il successo. Questi sono ragazzi che nascono stressati già in partenza”. E Don Claudio Burgio l’ha sempre ripetuto, ogni volta che poteva, che “non esistono ragazzi cattivi”, una sorta di battaglia personale, combattuta con tutte le armi a sua disposizione.
Don Claudio Burgio sui ragazzi che delinquono
“Ci sono ragazzi”, racconta ancora Don Claudio Burgio, parlando di quelli che definisce i suoi ragazzi, “che hanno avuto un’infanzia talmente devastata che vedono nei reati una fuga estroversa per affermare se stessi”. Precisa, forse giustamente, che “i reati non si legittimano, ma bisogna comprendere che i ragazzi, oltre a chiudersi nella loro cameretta, a volte esplodono e commettono reati”.
Secondo Don Claudio Burgio, d’altronde, il peccato è una sorta di “deviazione della strada, e anche il reato in adolescenza è questo. [Ma] la persona non coincide mai con il proprio male. Quando entro al Beccaria sono molto consapevole che innanzitutto incontro ragazzi e non criminali. Sono ragazzi molto fragili che si perdono per un nulla”. Don Claudio Burgio racconta, per esempio che “ad ogni frustrazione chiedono ansiolitici, c’è una medicazione fortissima nel modo di trattare questi ragazzi, e questo mi trova veramente in disaccordo. Sono ragazzi fragili, non abituati ad affrontare il dolore e la perdita, non preparati per questo viaggio interiore e si sono persi, ma hanno ancora qualità e talenti”.
Don Claudio Burgio: “Carceri minorili? Le abolirei”
Don Claudio Burgio, nella sua intervista, parla anche di una sua idea, forse un po’ controversa. “Sono per l’abolizione del carcere minorile perché il rischio, se diventa un dispositivo di tipo punitivo e sanzionatorio, è che stigmatizzi i ragazzi e li conferma nella loro identità negativa. La società dovrebbe guardare, soprattutto per i ragazzi, a modelli alternativi. Possono essere le comunità, progetti sui territori, dove un ragazzo venga valorizzato per quello che è”.
Un’idea sicuramente positiva quella di Don Claudio Burgio, ma che soffre anche di un problema, “la comunità stanno chiudendo soprattutto al nord per la mancanza di educatori, un fatto nuovo. Sono pochi i giovani che vogliono fare questo mestiere, che è sicuramente difficile e sono anche sottopagati, ma è un lavoro bellissimo che ti mette in un percorso di vita che è anche di aiuto a te stesso”. Concludendo, Don Claudio Burgio parla del rapporto dei giovani con l’autorità, lo Stato. “L’autorità che noi intendiamo coincide con il potere, e quando è dispotico ovvio che i ragazzi non lo riconoscono. Anche lo Stato a volte lo è, non difendo i miei ragazzi ma a volte effettivamente per loro lo Stato è stato assente, dispotico e vendicativo. L’autorità dev’essere frutto di testimonianza e coerenza”.