Con una mossa lungamente anticipata, attesa e richiesta a gran voce dalla comunità ecclesiastica bolognese, nella giornata di ieri Papa Francesco ha disposto ufficialmente la beatificazione del sacerdote salesiano Don Elia Comini che nell’ormai lontano 1944 cadde vittima dei soldati nazifascisti – dopo diversi giorni di angherie ed ovviamente in assenza di qualsiasi tipologia di compromissione esterna – in quella passato alla storia con il nome di ‘strage di Marzabotto‘ (riportata da alcune fonti come ‘eccidio di Monte Sole’) che vide morire – oltre ovviamente a Don Elia Comini – anche il collega padre Martino Capelli che attende a sua volta la beatificazione prevista per le prossime settimane.



Facendo un passo indietro prima di ricordare quanto accaduto in quel 1944, vale la pena ricordare brevemente che la beatificazione di Don Elia Comini era ormai già ritenuta una ferma certezza dato che nelle scorse settimane un primo via libera era già arrivato da parte di entrambe le apposite commissioni vaticane – da un lato quella composta da soli storici, dall’altro quella dei teologi – e mancava solo l’ufficializzazione da parte del pontefice; mentre dal conto dei Salesiani e della Chiesa bolognese è arrivata la notizia che per celebrare l’apposita messa si attenderà prima l’ok alla beatificazione di padre Martino Capelli e del parroco di Monte Sole don Ubaldo Marchioni.



Cos’è successo durante la strage di Marzabotto: il martirio di Don Elia Comini

Tornando ora a quel triste primo di ottobre del 1944 in cui – a questo punto possiamo dire da vero martire – Don Elia Comini morì davanti ai colpi di fucile nazifascisti la prima cosa da fare sono un paio di passi indietro fino al 29 settembre dello stesso anno: in quella giornata – infatti – Don Comini e padre Capelli ricevettero numerosi civili in fuga dalla persecuzione tedesca nella loro parrocchia di Salvaro che gli chiesero di essere messi in salvo. Con un fermo moto di spirito sprezzante dell’ovvio pericolo che correvano, li nascosero nella struttura coperti da canti e cori eseguiti da donne e bambini presenti in parrocchia facendoli – di fatto – sfuggire dagli occhi delle truppe giunte per i rastrellamenti.



Forti di un primo successo, Don Elia Comini e padre Capelli tentarono di replicare la stessa scena anche nella vicina Creda giungendovi – loro malgrado – quando l’eccidio era già in corso e vennero catturati dalle truppe per coprire i loro (ovvi) reati: trascorsero così un’intera giornata costretti a trasportare ogni tipo di armamento e munizione per conto dei nazifascisti fino a quel primo di ottobre in cui per ordine delle SS furono costretti a sfilare in una macabra ed inutile passerella prima di aprire il fuoco contro di loro. Cadendo vittima dei fucili, Don Comini riuscì a salvare la vita di Pio Borgia coprendolo con il suo corpo ormai esanime ed è proprio per questo che – oggi – ne è stata disposta la beatificazione.