Oggi siamo in tanti a sentirci orfani.

Sono rimasto sempre molto colpito dal brano del Vangelo (Luca 24, 50-53) in cui si racconta che gli Apostoli tornano a Gerusalemme “con grande gioia”, dopo che il Signore li ha lasciati per salire al Padre, nel giorno dell’Ascensione. Nonostante il distacco da quell’Uomo che un giorno avevano incontrato e che aveva stravolto la loro vita. Un uomo che era il Figlio di Dio, con il quale avevano vissuto giorno per giorno per diversi anni, condiviso la tavola, ma anche il dolore; al quale avevano confidato le paure, i progetti, i peccati; dal quale avevano ricevuto una stima non meritata, il perdono prima ancora del pentimento, un amore così grande da dare la vita per loro, e per tutta l’umanità. Solo la certezza che le parole “sarò con voi, ogni giorno della vostra vita, fino a quando tornerò a prendervi”, credo che solo questa certezza ha permesso loro di tornare lieti a Gerusalemme, e poi andare nel mondo a proclamare il Vangelo: Gesù era sempre con loro!



Avevo appena compiuto diciotto anni quando ho incontrato un uomo che mi ha stravolto la vita. Non era il Figlio di Dio, ma un uomo che me Lo ha fatto incontrare, me Lo ha fatto conoscere, soprattutto mi ha svelato come il Signore mi avesse scelto come amico, chiamato come testimone. Questo uomo era un sacerdote, che da allora, e per tutti i quarantotto anni che sono passati da quell’incontro iniziale, mi ha accompagnato durante lo svolgersi della mia vita, aiutando il Signore a raddrizzare le righe storte che spesso ho tracciato, aiutando me a non dimenticare a Chi appartengo, a non tradire Chi mi ha voluto e mi ama.



La presenza di don Fabio Baroncini nella mia vita si è espressa nella forma di una reale paternità, così vera e profonda che ha riguardato anche la vita di alcuni dei miei figli, per i quali, come per me e mia moglie, ha celebrato il matrimonio ed è sempre rimasto come punto di riferimento. Molti e più autorevoli amici potranno dire chi fosse don Fabio Baroncini, raccontare di lui e della sua grande umanità, totalmente ricreata dalla certezza della presenza e della compagnia di Gesù. In modo così profondo, e per noi stupefacente, da riuscire anche a trasformare persino gli aspetti più decisi del suo carattere, e poco propensi a qualsiasi compromesso, in occasioni di testimonianza della sua grande fede, della sua vivissima appartenenza al Signore.



La sua capacità di leggere il cuore di noi tutti, talvolta confusi e spaventati, talaltra presuntuosi perché convinti di farcela da soli, la sua certezza nell’indicarci la strada da percorrere, la sua irrequieta passione per la nostra vita, la sua paziente misericordia: tutto questo non è mai venuto meno, nemmeno in quest’ultimo periodo della sua vita, segnato dalla malattia che non gli impediva di esprimere, come sempre, il suo amore a Cristo.

Con Enrico, con Luciano, con GP e con gli altri amici che ci hanno lasciato in questo anno così doloroso per tutta l’umanità, certamente continuerai a occuparti dei tuoi “bagai” che hanno varcato la porta della tua casa quando, giovani entusiasti, avevamo tutta la vita davanti da scoprire, ed oggi, grazie a te siamo nonni ancora entusiasti, di ciò che abbiamo vissuto e di quello che ancora potrà avvenire.

Oggi siamo in tanti a sentirci orfani, ma forse un poco di quella letizia, nonostante il dolore di non poterti più vedere durante il collegamento per l’Angelus che comincia tra cinque minuti, un poco della gioia degli Apostoli che tornavano a Gerusalemme, mi pare di percepirla.

A Dio don Fabio, e grazie della tua amicizia in Cristo.