Don Francesco Buono, parroco della parrocchia di San Pio a Perugia, è stato ospite stamane del programma di Tv2000, Di Buon Mattino. La vicenda della parrocchia di don Francesco Buono si è mescolata con la storia di Manuel, un bimbo di soli 18 mesi morto con la sindrome di down: “Ero in terapia intensiva da Manuel – racconta Don Francesco Buono – quando è arrivata la chiamata del cardinale Bassetti che mi diceva che dovevo andare da lui per prendere una reliquia di Padre Pio”. Il sangue del Santo, quindi: “Si mescolava con il sangue di Manuel e lo univa al sangue di Gesù e nell’apocalisse viene definito l’agnello immolato sull’abisso della morte”.
“Arrivò questa telefonata dopo che Manuel era andato in cielo – ha continuato Don Francesco Buono – quella morte non è stata la fine ma come direbbe San Pio da Pietrelcina, il Signore ha tirato dei fili invisibili, quel sangue non veniva a parlare di una vita che finiva ma veniva a donarci una vita che iniziava ed era capace di consolare. Il cardinale Bassetti mi disse che era molto urgente che io andassi da lui a prendere una cosa per la nostra Chiesa e quando andai da lui mi diede un pezzo di corporale che Padre Pio aveva adagiato sul suo sangue e che quindi univa il sangue di Gesù al sangue di Manuel e donava salvezza unendola a tutta una schiera di questi santi piccoli, questi agnellini che seguono l’agnello dovunque vada e che hanno il potere di cambiare il cuore dell’uomo che a volte è del lupo”.
DON FRANCESCO BUONO, PADRE PIO E LA STORIA DEL PICCOLO MANUEL: “LE MAESTRE DELL’ASILO…”
Quindi Don Francesco Buono ha proseguito ricordando le maestre dell’asilo che il piccolo Manuel frequentava: “Ringrazio di cuore le maestre di allora e di oggi e tutte i bambini di questo asilo perchè in quel momento tragico non hanno nascosto la morte ai bambini ma li hanno aiutati ad attraversare la morta. Possiamo benedire Dio quando dona e anche quando porta via – ha aggiunto il parroco – perchè lui dona anche quando porta via per donarci tanti frutti di resurrezione se sappiamo mettere le radici nell’acqua dell’amore del signore, il futuro è alla provvidenza.
“Quando Manuel è nato – le parole della mamma del piccolo bimbo scomparso – non sapevamo avesse la sindrome di Down, questa notizia all’inizio ci ha dato tanto paura e di sconforto, era qualcosa di cui non ci aspettavamo, ma questa sensazione è durata poche ore, il Signore ha cambiato il nostro sguardo, ha visto il nostro dolore e quando abbiamo conosciuto Manuel tramite i vetri della terapia intensiva, il nostro sguardo si è trasformato in uno sguardo di bellezza, non solo fisica, abbiamo visto un bimbo speciale e qualcosa di più profondo”.