Il caso di Don Francesco Spagnesi, il prete di Prato che organizzava i festini a luci rosse, è stato affrontato nel corso dell’ultima puntata di Fuori dal coro. Il prossimo 7 dicembre si aprirà ufficialmente il processo a suo carico, durante il quale con molta probabilità lui chiederà il patteggiamento. Solo ora, mentre la giustizia italiana si avvia verso il dibattimento in aula, la Chiesa sta valutando, seppur con estremo ritardo, di avviare una inchiesta.



Fino a due mesi fa, Don Francesco Spagnesi faceva ancora il parroco in un quartiere di Prato. Successivamente sono scattate per lui le manette: gli inquirenti hanno appurato che il parroco utilizzava le offerte dei fedeli per organizzare festini a base di sesso e droga insieme al suo compagno ed altri uomini conosciuti sui siti di incontri. Il prete, 40 anni, avrebbe dilapidato dal 2019 al 2021 ben 400 mila euro. Secondo quanto emerso era solito chiedere soldi per le famiglie bisognose ma nella realtà quel denaro veniva impiegato per altri scopi.



Don Francesco Spagnesi, le accuse a suo carico: sentenza a dicembre

I festini a base di sesso e droga avvenivano nell’appartamento del compagno di Don Francesco Spagnesi, Alessio Regina, dove di fatto convivevano. Da quanto emerso dalle indagini, in camera da letto sarebbe stato trovato “materiale usato per le pratiche sessuali sado-masochieste nonché della pratica del bondage”. Il 29 agosto scorso il sacerdote ed il suo compagno furono fermati dagli agenti con un pacco proveniente dall’Olanda ed appena ritirato da uno spedizioniere, contenente un litro di Gbl, la cosiddetta droga dello stupro. L’inviata del programma ha intervistato l’organista, il quale si è detto letteralmente sotto choc dalle notizie sul contro di Don Spagnesi: “Sono rimasto deluso soprattutto da tanta gente che lo sapeva e non ha detto mai niente”.



Gianfranco Marzano, il contabile della diocesi di Prato, avrebbe scritto a Spagnesi avvisandolo che in circa due mesi avrebbe prelevato 40mila euro riferendo di aver notato prelievi e pagamenti per circa 75mila euro da rendicontare. La giornalista ha provato a sentirlo telefonicamente ma ha preferito non rilasciare dichiarazioni pur sapendo degli ammanchi e limitandosi a dire: “Abbiamo fatto quello che bisognava fare”. La Curia sapeva ed avrebbe tentato di coprire lo scandalo fino all’ultimo, tanto che il vescovo consigliò al prete di allontanarsi da Prato per un anno fino a far calmare le acque. Don Spagnesi ha chiesto di patteggiare una pena a 3 anni e 8 mesi per evitare un processo pubblico. Il tribunale lo ha rimesso in libertà ma lui si sottrae alla vista di chiunque. A dicembre arriverà la sentenza che metterà la parola fine sulla vicenda, dal punto di vista giudiziario, mentre il prete attualmente è in cura presso il Sert per la sua tossicodipendenza. Il Vaticano ha avviato il processo canonico per la sua riduzione allo stato laicale.