DON GIULIO MIGNANI (EX PARROCO DI BONASSOLA) PERCHÈ È STATO SOSPESO A DIVINIS?
Tiene ancora banco il caso del parroco di Bonassola, Don Giulio Mignani, sospeso “a divinis” per le sue tesi e prediche “contro” il Magistero della Chiesa: dopo le manifestazioni di protesta di parte dei parrocchiani e di diverse sigle del mondo culturale progressista, in primi l’associazionismo LGBTQ+, il prete piemontese è tornato in tv per spiegare le sue convinzioni contestando ancora una volta la decisione presa dal Tribunale ecclesiastico della Diocesi di La Spezia. «Tutto quello che ho fatto, non l’ho fatto per mettermi in mostra o per essere applaudito, ma perché amo la chiesa e vorrei fosse migliore», ha detto Don Giulio Mignani a “Dritto e Rovescio” su Rete 4 in merito alla sua sospensione “a divinis”. «Nella mia esperienza pastorale – ha continuato il sacerdote – ho visto tante persone che si sono allontanate per le posizioni della Chiesa, io vorrei avvicinarle. Vorrei si arrivasse al matrimonio egualitario. All’interno della Chiesa io proponevo almeno una benedizione perché se l’amore, anche tra persone dello stesso sesso, è vero profondo e sincero è senz’altro benedetto da Dio».
La convinzione di Don Giulio è che la Chiesa lo abbia sospeso soprattutto per la sua volontà di benedire le nozze gay e in generale per appoggiare il riconoscimento della Chiesa per le “famiglie arcobaleno”: così pure si è schierata buona parte della “grancassa mediatica” suonata negli scorsi giorni dopo la sospensione di Don Giulio Mignani da parroco di Bonassola e da sacerdote in quanto tale. Eppure se si vuole realmente comprendere la scelta presa dal vescovo sarebbe bastato (fin da subito) leggere le motivazioni addotte dalla Diocesi: prima con il comunicato del Tribunale ecclesiastico e poi con una lettera di suo pugno del vescovo di La Spezia-Sarzana-Brugnato Mons. Luigi Ernesto Palletti. Si scoprirebbe infatti che la sospensione “a divinis” – nel diritto canonico cattolico si intende la sospensione “dai ministeri divini”, ovvero il divieto di amministrate i sacramenti come la Messa e la Confessione – non si tratta innanzitutto di una scomunica, e che il “caso” Don Giulio non è stato affrontato con un “colpo di testa” improvviso ma proviene da un lunga interlocuzione con il diretto sacerdote durata anni, non “giorni” o addirittura “ore” come è stato fatto passare dalla narrativa mediatica di queste ultime settimane. Nel comunicato della Diocesi si fa esplicito riferimento al fatto che Don Giulio Mignani, a seguito del «ripetersi negli anni di una serie di sue esternazioni pubbliche non conformi al Magistero della Chiesa, nel dicembre 2021 era già stato richiamato dal Vescovo con atto formale all’osservanza degli impegni pastorali e canonici liberamente assunti con la Sacra Ordinazione».
LA LETTERA DEL VESCOVO SULLA SOSPENSIONE DI DON GIULIO MIGNANI, L’ABORTO E LE COPPIE ARCOBALENO
Non solo, se tale osservanza non fosse stata rispettata, la Diocesi era stata molto chiara con una sorta di ultimatum: «non fosse stato osservato (quanto richiesto, ndr) sarebbe incorso nella sospensione della celebrazione pubblica dei sacramenti e sacramentali, e della predicazione». In sostanza, se Don Giulio Mignani avesse continuato con l’esercizio delle sue convinzioni come in passato sarebbe incorso nella sospensione “a divinis”. E così è avvenuto: «purtroppo Don Giulio Mignani negli ultimi mesi ha continuato a rilasciare ulteriori esternazioni e pertanto si è dovuti giungere a dichiarare che è incorso nella suddetta sospensione». Per essere ancora più chiari e non prestarsi a strumentalizzazioni d’ogni genere, il Vescovo Mons. Palletti ha scritto una lettera aperta a tutta la Diocesi in cui racconta lo svolgersi del rapporto con Don Giulio in questi anno di servizio presso la parrocchia di Bonassola e diversi altri piccoli Comuni vicino alle Cinque Terre. «Sicuramente le ottime doti di carattere e di relazione umana di Don Giulio Mignani non possono non suscitare le espressioni di vicinanza che molti gli stanno rivolgendo», premette il prelato; «è generoso e desideroso di essere presente in mezzo alla gente con l’ascolto e la vicinanza».
Don Giulio Mignani era stato infatti promosso in diversi incarichi diocesani proprio per la sua grande partecipazione alla vita della Chiesa con capacità di incontro e dialogo con chi era lontano dal Magistero: nel 2017 però, segnala il Vescovo, «Don Giulio ha iniziato a rilasciare esternazioni pubbliche non conformi l’insegnamento del Magistero». Mons. Palletti spiega nella lettera di aver più volte parlato con il sacerdote richiamandolo all’osservanza degli impegni pastorali e canonici da Don Giulio Mignani scelti liberamente con l’ordinazione sacerdotale: gli episodi sono però continuati nel tempo e nel dicembre 2021 si è giunti all’ultimo avviso lanciato dalla Diocesi. Non si tratta dunque di una reazione scomposta a qualche intervista “fuoriluogo”, ma un lungo percorso di richiamo iniziato 5 anni fa e che non ha modificato – anzi, l’ha forse esacerbata – tutta una sfilza di esternazioni fatte durante celebrazioni, messe ed eventi in merito a temi distanti dalla Dottrina della Chiesa. Scrive ancora il Vescovo: «temi teologici, unioni di persone dello stesso sesso, rapporto tra varie spiritualità e religioni, libri sacri e verità, sul fine vita e l’eutanasia e ultimamente si è aggiunta anche l’esternazione in merito all’aborto».
DON GIULIO E IL RUOLO DELLA CHIESA SUI TEMI “DIVISIVI”
Sono questi i motivi ad ampio raggio che hanno portato la difficile decisione di sospendere “a divinis” Don Giulio Mignani. Mons. Pelletti specifica che proprio le esternazioni su aborto ed eutanasia «proprio perché di fondamentale importanza in quanto legati al valore inviolabile di ogni vita umana, fatte dopo la notifica del precetto, hanno portato a constatare e dichiara che era incorso nella sospensione». Non dunque le tesi sulla benedizione delle coppie gay, sulle quali comunque era già intervenuto indirettamente Papa Francesco bocciando un diverso approccio della Dottrina Sociale della Chiesa, ma la tesi sull’eutanasia e l’aborto su cui la Chiesa doveva aprirsi al mondo: su questo Don Giulio Mignani è stato richiamato e alla fine sospeso. «La sospensione in cui è incorso non è una scomunica, né una dimissione dallo stato clericale. Nell’attuale situazione gli viene chiesto di viver questo tempo di silenzio in preghiera e riflessione», spiegava il Vescovo prima delle ultime interviste tv e sui giornali. «Don Giulio è consapevole e responsabile dei suoi atti», chiosa il Vescovo di La Spezia, «ci vorrà tempo ma il dialogo e il cammino rimangono aperti».
Mons. Pelletti considera poi come tematiche importanti quelle poste da Don Giulio Mignani e da tanti altri uomini e donne che vivono nella Chiesa: detto ciò, «richiamare l’agire di un presbitero alla fedeltà dell’insegnamento del Magistero non è solo legittimo ma anche doveroso», per il sacerdote ma anche per i fedeli. Secondo il Vescovo le tematiche poste da Don Giulio meritano la vicinanza, ascolto e il rispetto nell’accoglienza di ciascuno: non si tratta però di mettere a confronto delle opinioni, conclude il Vescovo, «ma di procedere in un cammino di rinnovamento pastorale nella concretezza della vita delle persone, nelle loro sofferenze, nelle loro fatiche perché è possa risplendervi la luce del Vangelo». Per Mons. Pelletti, «la Parola di Dio, la Tradizione e il Magistero della Chiesa sono elementi fondamentali e inseparabili sui quali i fedeli devono fondare la loro vita, e i pastori anche il loro ministero».