Dopo la bufera scatenata dalla sua omelia nella Domenica delle Palme, Don Giulio Mignani torna a parlare in pubblico e lo fa con un’intervista al Corriere della Sera che lo ha raggiunto telefonicamente nel piccolo Comune del Levante ligure. «Davvero non me l’aspettavo tutto questo clamore. Sono solo un prete di provincia, che ha detto quello che pensava, ovvero che le persone vengono prima della legge e che le persone omosessuali sono già benedette da Dio, prima che dalla Chiesa», attacca ancora il sacerdote che confida di star attendendo una chiamata del vescovo (già per le polemiche in passato lo stesso prelato chiamò Don Giulio per dirgli di “riflettere” su quanto detto).



«La Chiesa ha benedetto di tutto, persino le armi e adesso diciamo no all’amore?», ribatte ancora il parroco entrato in seminario da adulto (faceva il bancario prima, ndr), non prima di attaccare ancora pesantemente la Chiesa, «Io sono un prete da fughe in avanti e sogno una Chiesa da fughe in avanti, profetica, che accoglie, che osa, non che respinge e che si arrocca […] Gli omosessuali non sono peccatori. Ecco il punto. Assurdo continuare a definire peccato un amore sincero e puro». E poi ancora, sempre Don Giulio «il documento dell’ex Sant’Uffizio genera dolore. I gay credenti non possono che sentirsi traditi dalla loro Chiesa, ed è come se ti tradisse tua madre». Il sacerdote di Bonassola “detta” la linea e lancia un appello al Papa: «la Chiesa dica che l’amore omosessuale è un amore bello e benedetto da Dio».



“NO BENEDIZIONI AI GAY? NIENTE RITO DELLE PALME”

Un gesto di protesta (e non è il primo) contro Diocesi e Vaticano, così Don Giulio Mignaniparroco di Bonassola, splendido paesino a due passi dalle Cinque Terre in Liguria – scatena le ire in un sol colpo del Centrodestra, della sua stessa Diocesi e probabilmente anche di qualche prelato Oltre Tevere. «Se non posso benedire le coppie formate da persone dello stesso sesso, allora non benedico neppure palme e ramoscelli d’olivo», con queste parole dette nella predica della Domenica delle Palme ieri – e riportate nelle ultime ore praticamente da tutti media e dall’Agenzia ANSA – si è scatenato il putiferio.



Il nodo nasce dal “Responsum ad un dubium circa la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso” pubblicato il 15 marzo scorso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede con firma in calce di Papa Francesco. «La Chiesa dispone del potere di impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso sesso?» era il quesito posto nel “Responsum” che stabilisce (o meglio, riafferma) che la Chiesa non possa impartire benedizioni alle unioni di coppie gay. Per questo motivo il parroco di Bonassola ha messo in scena una protesta contro tale documento eliminando la tradizione della benedizione delle Palme nell’ultima Domenica prima di Pasqua.

IL PARROCO DI BONASSOLA (ANCORA) NELLA BUFERA

La benedizione delle Palme è collegata alla processione in ricordo dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, ha spiegato ancora Don Giulio Mignani nella omelia di ieri «Non potendo fare tale processione, a motivo delle norme anti-Covid, personalmente ritengo non abbia allora senso benedire le Palme. Ma sono poi estremamente contento – ha aggiunto – che questa mia decisione di non benedire le palme e gli ulivi avvenga a pochi giorni dalla pubblicazione del documento della Congregazione per la dottrina della fede». A quel punto, il parroco è andato oltre e ha spiegato «questa è una forma di protesta attraverso la quale manifestare il mio ritenere assurdo tale divieto ribadito dalla Congregazione per la dottrina della fede. Nella chiesa si benedice di tutto, non solo le palme ma a volte, purtroppo, sono state benedette anche le armi, però non si può benedire l’amore vero e sincero di due persone perché omosessuali. Ma, ancora più grave, è il fatto che si continui a chiamare “peccato” questo loro amore».

Contro la dottrina e contro lo stesso magistero del Papa, Don Giulio ha provocato non poche reazioni con richieste di intervento diretto al vescovo della Diocesi di La Spezia che valuterà nei prossimi giorni eventuali provvedimenti. «A rimetterci – ha concluso il sacerdote “ribelle” – non sono certo le persone omosessuali, le quali possono tranquillamente fare a meno della benedizione della Chiesa, perché intanto c’è Dio a benedirle. A rimetterci è piuttosto la Chiesa». È però lo stesso Papa Francesco a “contraddire” l’intento di Don Giulio, chiarendo bene i termini delle questione e eliminando ogni qualsivoglia attacco alle coppie omosessuali: benedizione sarebbe in quel caso una “imitazione” di quella nuziale e secondo la Congregazione per la Dottrina della Fede, citando la “Amoris Laetitia” del Santo Padre Bergoglio «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppur remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». La Chiesa specifica che tale risposta molto netta al “dubium” non esclude che vengano impartite benedizioni «a singole persone con inclinazione omosessuale, le quali manifestino la volontà di vivere in fedeltà ai disegni rivelati di Dio così come proposti dall’insegnamento ecclesiale, ma dichiara illecita ogni forma di benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni». Una forma di protesta quella di Don Giulio che non è certo la prima per il parroco di Bonassola: più volte durante le sue prediche nel recente passato ha difeso le coppie gay, criticando la dottrina della Chiesa che impedisce il matrimonio a persone dello stesso sesso, mentre nel gennaio 2017 Don Giulio ha firmato una petizione del coordinamento Rainbow per fermare lo sportello «anti-gender» voluto dalla Regione Liguria guidata da Giovanni Toti. Rispondendo al Corriere della Sera in quell’occasione, il sacerdote di Bonassola si spiegò così «è importante che la scuola educhi al rispetto delle differenze e che contrasti con forza l’ omofobia a partire dai più piccoli».