LA PREFAZIONE DEL CARDINALE ANGELO SCOLA AL NUOVO LIBRO SU DON GIUSSANI
«Un’appassionata conoscenza del cuore dell’uomo inseparabile da un’inesausta curiosità della ragione davanti al reale sono i due fili con cui è tessuto Il senso religioso, pilastro portante della proposta con cui don Giussani mi affascinò fin dall’inizio»: comincia così la prefazione del cardinale Angelo Scola al nuovo libro “Giussani e i Padri della Chiesa” – raccolta a cura di Pierluigi Banna – in cui dodici studiosi del cristianesimo antico presentano e indagano i Padri a cui il fondatore di Comunione e Liberazione si riferiva nelle sue opere.
Pubblicata su “Il Foglio” e “Vatican News” la prefazione dell’arcivescovo emerito di Milano Angelo Scola, tra i primi a seguire Don Giussani dopo gli incontri di GS a Lecco a metà degli anni Cinquanta, entra nel merito della straordinaria e innovativa modalità di testimonianza della fede sfociata in Comunione e Liberazione, movimento oggi presente in quai 100 Paesi nel mondo. «Il suo pensiero sorgivo assumeva le istanze della cultura contemporanea rendendole strumento e occasione per l’annuncio della tradizione cristiana in un modo critico e sistematico, degno di rilievo culturale e sociale. Nello stesso tempo, così, il dinamismo dell’annuncio cristiano smetteva di essere qualcosa di relegato nel passato, ma veniva restituito ai giovani uditori con freschezza contemporanea», scrive il cardinale Scola nella prefazione del volume su Don Luigi Giussani.
“ANNUNCIARE CRISTO ABBRACCIANDO IL NUOVO COL VECCHIO”: LA FORZA EDUCATIVA DI DON GIUSSANI
La certezza della fede a le sua conoscenza si incarna oggi ma fonda le radici nel Vangelo e nei grandi Padri della Chiesa che seppure nelle loro epoche rendere viva testimonianza della venuta di Cristo per liberare il cuore dell’uomo: «La forza educativa di Giussani non consiste soltanto nel riportare al tempo presente la freschezza originaria dei Vangeli. Per quanto non fosse un esperto studioso delle antichità cristiane, trovava in tutta la tradizione della chiesa delle origini espressioni, episodi e figure a lui congeniali per descrivere il cuore dell’esperienza cristiana», sottolinea ancora Angelo Scola mettendo in evidenza la modalità di raccontare il “nuovo” usando il “vecchio” come base fondamentale. Nell’annuncio cristiano di Don Giussani, scrive l’arcivescovo emerito di Milano, «Nuovo e antico sono abbracciati»: è così che si rappresenta al meglio la centralità del fatto cristiano, ovvero il Dio presente che entra nella storia per salvare il mondo.
«L’avvenimento cristiano è contemporaneamente avvenimento del passato che ha una pretesa di significato per la propria vita ed avvenimento presente che si può spiegare solo in forza di un avvenimento del passato: “così l’avvenimento presente stabilisce una memoria che ha il suo contenuto ultimo in quell’avvenimento passato”», rileva ancora Scola citando le parole stesse del “Giuss” (come veniva chiamato dalle migliaia di appartenenti al Movimento di CL). Un atteggiamento, dice Scola, che è stato quantomeno profetico per raccontare anche la Chiesa di oggi, «troppo spesso incagliata nelle secche di una contrapposizione formale tra progressismo e tradizionalismo. Si tratta di due figure speculari di una medesima riduzione del cristianesimo a morale. Invece, l’autentico ritorno all’annuncio del cristianesimo come avvenimento presente permette di trovare nuove possibilità per dire l’antico secondo modi originali di entrare in dialogo critico con le questioni poste dalla cultura contemporanea». Da Sant’Agostino a Sant’Ambrogio, da Gregorio di Nazianzo agli altri Padri della Chiesa: il volume su Don Giussani è un’occasione, conclude il cardinale Scola, «per familiarizzare con il modo originale con cui don Giussani ha comunicato nel presente il suo legame con la tradizione cristiana». L’augurio finale dell’ex Patriarca di Venezia è quello di imparare dalla grande «forza educativa di Don Giussani» per poter vivere «questo nostro tempo di “decadenza” delle società civili del Nord occidente opulento del pianeta e di “travaglio” della Chiesa guardando ai Padri che, in un mondo del tutto alieno alla tradizione cristiana, non persero la speranza di annunciare la fede, convinti di ciò che aveva salvato la loro vita e l’aveva radicalmente cambiata».