Il sottosegretario alla Giustizia Delmastro ha proposto di far scontare la pena ai detenuti tossicodipendenti fuori dal carcere, un’idea che è stata commentata e accolta da don Raffaele Grimaldi: “E’ un’idea valida ma va vista meglio e soprattutto va collaudata – racconta l’ispettore generale dei 250 cappellani penitenziari parlando con L’Avvenire – sono anni che si parla di sovraffollamento – aggiunge – e non si riesce a trovare soluzioni adeguate”. Secondo Don Grimaldi queste proposte vanno senza dubbio “Incoraggiate. Sarebbe un’azione forte e importante, potrebbe consentire agli istituti penitenziari di respirare meglio, ma ognuno ha la sua opinione e il governo fa la sua parte”.
Per l’uomo di Chiesa, però, chi deciderà di accogliere detenuti tossicodipendenti avrà “bisogno di dialogo e le Comunità che vogliono essere disponibili devono essere messe nelle condizioni di operare bene, insomma, serve un dialogo con il terzo settore ma non va dimenticato che la maggior parte di chi sta in carcere è povera gente, perchè non ci sono solo i tossicodipendenti ma anche gli alcolisti, i migranti, e i senza dimora. Queste fasce deboli vanno sempre accettate e accolte anche dietro le sbarre, però è difficile accedere e svolgere la propria missione in questi luoghi di sofferenza”.
DETENUTI IN COMUNITA’, DON GRIMALDI: “C’E’ MAGGIORE ATTENZIONE ALLE FASCE PIU’ CRITICHE”
L’Avvenire ricorda a don Grimaldi come nei primi mesi dell’anno 2023 siano diminuiti i suicidi nelle carceri: “Si è riscontrata una maggiore attenzione alle fasce più critiche, cioè ai più fragili psicologicamente. Ma è pur vero che un suicidio accade all’improvviso e non è certo programmabile. Il carcere rimane un luogo dove si soffre la solitudine, l’emarginazione e l’abbandono e questo rappresenta sempre un terreno fertile per i suicidi”.
Potrebbe aiutare in tal senso anche un rapporto più stretto con i propri cari: “Poter abbracciare moglie, figli, fratelli, genitori è un grande aiuto psicologico – prosegue don Grimaldi – per un detenuto. Un’ipotesi potrebbe essere quella di favorire trasferimenti dai penitenziari del Nord a quelli del Sud, ma non è così facile e dipende dai reati commessi. Ci sono persone sottoposte a stretta sorveglianza che non è possibile spostare. Ma con la pandemia da covid si è sperimentato l’uso delle nuove tecnologica, delle vidoechiamate, aiutano molto”.