Don Lorenzo Milani, chi era il sacerdote fiorentino

Nella puntata di oggi, lunedì 29 maggio 2023, di Oggi è un altro giorno verrà ricordato Don Lorenzo Milani. Ospite di serena Bortone lo scrittore Eraldo Affinati che nel 2017 ha pubblicato il romanzo “L’uomo del futuro. Sulle strade di don Lorenzo Milani”. Don Lorenzo Milani era nato a Firenze il 27 maggio 1923 – cento anni fa – in una colta famiglia borghese. Era figlio di Albano Milani e di Alice Weiss, di origine israelita. Nel 1930 la famiglia si trasferì a Milano. Lorenzo conseguì la maturità classica e nel 1941 si iscrisse all’Accademia di Brera.



Nell’ottobre del 1942, a causa della guerra, la famiglia Milani ritornò a Firenze. In questo periodo incontrò don Raffaello Bensi, che divenne il suo padre spirituale. Nel novembre del 1943 Lorenzo entrò in Seminario Maggiore di Firenze e il 13 luglio 1947 fu ordinato prete. Nel 1954 fu nominato priore di Barbiana, una piccola parrocchia di montagna. Dopo pochi giorni aprì nella canonica una scuola popolare, dove nel pomeriggio faceva doposcuola ai bambini della scuola elementare. Nel 1956 organizzò una scuola di avviamento industriale.



Don Lorenzo Milani: la scuola di Barbiana e la morte nel 1967

Nel luglio 1966, insieme ai ragazzi della scuola di Barbiana, Don Lorenzo Milani iniziò la stesura di Lettera a una professoressa: “Se si perde loro (gli ultimi) la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati…  La scuola ha un problema solo. I ragazzi che perde. La vostra “scuola dell’obbligo” ne perde per strada 462.000 l’anno. A questo punto gli unici incompetenti di scuola siete voi (insegnanti) che li perdete e non tornate a cercarli”, si legge nel testo. Don Milani morì il 26 giugno 1967, a 44 anni, a causa di un linfoma di Hodgkin. È sepolto nel cimitero poco lontano dalla sua chiesa-scuola di Barbiana, con l’abito talare e, gli scarponi da montagna ai piedi. “Don Milani è stato un grande italiano che, con la sua lezione, ha invitato all’esercizio di una responsabilità attiva. Il suo “I care” è divenuto un motto universale. Il motto di chi rifiuta l’egoismo e l’indifferenza”, ha detto il presidente Sergio Mattarella chiudendo il suo intervento nei giorni scorsi a Barbiana.

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