Don Luigi Ciotti, presidente di “Libera”, è intervenuto in collegamento audiovisivo nel corso della trasmissione di Rai Uno “Storie Italiane”, condotta da Eleonora Daniele e andata in onda nella mattinata di oggi, lunedì 21 marzo 2022. In prima battuta, il presbitero di Pieve di Cadore ha sottolineato che “abbiamo bisogno della pace, ne abbiamo bisogno sulla faccia di questo pianeta, dove in questo momento ci sono 34 guerre. La 34ma è quella che ci tocca più da vicino per arroganza e prepotenza, ma non dimentichiamoci delle altre. Auguro a tutti un conflitto: quello con le proprie coscienze. Devono essere coscienze inquiete, impegnate, che non si commuovono solo qualche volta, ma che si muovono di più. Non servono cittadini a intermittenza, ma cittadini più responsabili”.
E, ancora: “Da 150 anni in Italia parliamo di mafie, ma nonostante i passi avanti fatti c’è ancora molto lavoro da fare, non solo a livello di istituzioni, magistratura e forze dell’ordine, ma anche sociale e culturale, da parte di tutti noi“.
DON LUIGI CIOTTI: “I GIOVANI SONO IL NOSTRO PRESENTE, NON IL NOSTRO FUTURO!”
Nel prosieguo delle sue dichiarazioni davanti alle telecamere di “Storie Italiane”, Don Luigi Ciotti ha spiegato che “il problema della mafia apparentemente non riguarda tutti”, ma non è così: “I morti per mafia, uccisi e assassinati prima del 1961, non sono riconosciuti. Qualcuno deve spiegare il perché di tutto questo. Da anni chiediamo dignità per figli e parenti. L’80% dei familiari delle vittime innocenti della violenza criminale e mafiosa non conosce la dignità o la conosce solo in parte. La memoria viva deve impegnarci tutti i giorni ad assumere le nostre responsabilità e a impegnarci”.
Infine, un pensiero dedicato ai giovani, che “sono il nostro presente, hanno voglia di cose concrete. Sono stanchi di parole e promesse al vento. L’Italia è all’ultimo posto in povertà educativa. Abbiamo tanti giovani che hanno terminato gli studi, ma non trovano lavoro. La politica fornisca ai nostri giovani gli strumenti per andare avanti. Ripeto, loro non sono il futuro, sono il presente e oggi dobbiamo rispondere a loro”.