Com’era quella mai sepolta “pretesa” del comunismo, “tutti sono uguali”? Ecco, alcuni lo sono però meno degli altri e tra questi di certo troviamo Indro Montanelli e (non da ieri) Don Luigi Giussani, genio educatore e sacerdote fondatore del movimento di Comunione e Liberazione. La stele a lui dedicata nei giardini omonimi ex Parco Solari di Milano nelle scorsi notti è stata sfregiata con una falce e martello, simbolo comunista per eccellenza, proseguendo la “sfida” ideologica della “cancel culture” che tra statue abbattute, imbrattate e danneggiata stanno riempiendo il mondo e l’Italia nel già complesso 2020 che stiamo affrontando. Gli imbrattatori italiani che “copiano” i “colleghi” del Black Lives Matter in America si scagliano questa volta contro il sacerdote simbolo di un’epoca e ideatore di un Movimento come quello di CL che è sparso in tutto il mondo e si offre da sempre di testimoniare la bellezza e la ragionevolezza della fede cristiana nella concretezza della realtà contemporanea.
A darne notizia è Rodolfo Casadei, giornalista di Tempi, mostrando anche la foto del cippo di pietra dedicato alla memoria del Servo di Dio Don Luigi Giussani: dal comunismo al “luogocomunismo” il passo è breve, una bella falce e martello per attaccare chi tra i sacerdoti dei complicatissimi anni Sessanta e Settanta – a Milano e in tutta Italia – ha saputo dialogare con fervore proprio con studenti e intellettuali assai più comunisti di questi potenziali delinquentelli che da Montanelli a Giussani stanno imbrattando le statue-monumenti milanesi.
LO SFREGIO COMUNISTA AL FONDATORE DI CL
«Gli imbrattatori di statue sono arrivati anche a Milano. Questo e’ il cippo che ricorda don Luigi Giussani presso gli omonimi giardini a lui intitolati. Immagini riprese ieri sera», scrive Casadei mostrando le foto su Facebook. Il danno non è enorme ma è il “concetto” ideologico che lo sottende ad essere pericoloso: nel pieno del “compromesso storico” tra Zaccagnini (Dc) e Berlinguer (Pci), Don Giussani rispondeva così nel lontano 1977 in un’intervista sul Corriere della Sera «la “trattativa” si può fare? La mia risposta è che l’accordo è possibile a due condizioni: 1) bisogna tener ben chiara la nostra identità e allora possiamo trattare con chiunque; 2) nella trattativa sia ben salda anche la coerenza con una posizione adeguata allo sviluppo della esperienza cristiana. Per noi l’unità non è un fascio di forze ma come segno di vita vera è un fenomeno miracoloso».
Questo era il “Don Giuss” come viene chiamato dagli appartenenti di Comunione e Liberazione, questo era la sua sfida anche forte nelle polemiche contro l’ideologia marxista ma che lo ha portato anche per questo ad essere ammirato e stimato dai “nemici” politici e culturali. Non sarà certo una piccola falce e martello ad offuscarne la memoria, anzi, se possibile riconferma quella figura scomoda ancora oggi per un’ideologia che prova ad affermarsi come quella dominante – il politicamente “corretto”, la cancel culture – insultando chi ha sempre insegnato ed educato che la ragione e il cuore dell’uomo sono fatti per l’eternità e la bellezza, non per la bieca e “distruttrice” volontà di eliminare le idee altrui.