Storie Italiane è tornato sul cado di Don Luigi Merola, prete che vive sotto scorta da 20 anni dopo che denunciò un omicidio della camorra. Di recente Don Luigi Merola è stato vittima di un gesto gravissimo, il danneggiamento dell’auto di scorta dello stesso parroco, rompendo i finestrini e rubando il lampeggiante, e stamane si è collegato da un campo di calcetto.



“Era della camorra e qui prima c’era un leone che era un cane da guardia di un camorrista. A Napoli abbiamo bisogno di più campi di calcetto per togliere i ragazzi dalla strada”. Sopra il campo c’era un’aula bunker dove tutti i sabati il boss si riuniva con i vari clan “decidendo le sorti della città, oggi non lo decidono più loro ma lo decidiamo noi formando i nuovi cittadini di Napoli”. Sull’episodio “Noi non molliamo questa battaglia, assieme a me c’è lo stato. L’auto adesso è inutilizzabile e si trova in officina. Venerdì la polizia verrà qui a prendere i bimbi e li porterà alle istituzioni, solo insieme possiamo vincere”.



DON LUIGI MEROLA, LA REPLICA DI DON COLUCCIA: “NON E’ SOLO…”

In studio a Storie Italiane vi era don Coluccia, anch’egli sotto scorta: “Don Luigi non è solo, deve continuare a fare quello che sta facendo per quel quartiere, c’è un presidio che è rappresentato da un sacerdote di prossimità, si cerca di formare questi ragazzi donando loro cultura. L’azione di don Luigi Merola è importante e determinate, è bello perchè coltiva la bellezza. I ragazzi vanno ascoltati e aiutati, soprattutto quelli che si sono trovati in condizioni famigliari dove hanno sperimentato dolore, quelle ferite vengono trasformare da don Luigi in feritoie”.



L’avvocato Grassani aggiunge: “Io avevo 18 anni quando mio padre fu vittima di un attentato camorristico, conosco bene quei territori. Oggi l’opera che fanno tutti i sacerdoti è straordinario, recuperare quei territori è difficilissimo”. Don Luigi Merola ha aggiunto e concluso: “Tanti prima di noi hanno combattuto per la libertà, oggi non dobbiamo combattere contro un padrone ma contro la criminalità organizzata e dobbiamo farlo assieme”.