Don Marco Pozza, cappellano in una prigione di massima sicurezza: “Avevo un sogno da bambino…”
C’è anche Don Marco Pozza tra i protagonista di Da noi a ruota libera, teologo e parroco del carcere di massima sicurezza Due Palazzi di Padova. Una missione che nasce dal cuore la sua, quella di raccogliere i pensieri più profondi di detenuti, agenti, magistrati e familiari di vittime legati al penitenziario, con lo scopo di “spargere speranza”. D’altra parte “è la nostra missione” ha detto Don Marco Pozza, qualche settimana fa, in occasione di un incontro svoltosi a Lanciano tenuto dall’associazione culturale “Uomo: Patrimonio da salvare”.
Don Marco è difficilmente etichettatile, di sicuro non si adatta al modus operandi classico, ma segue quella che è il suo essere: la sua parlantina accattivante, l’empatia ed un intuito che in molti gli riconoscono. Il giovane religioso veneto ha certamente subito l’influenza di colui che considera un riferimento, il mitico Don Beppe. “Lui era un prete senza tonaca, ma con un gran sorriso e tanta voglia di fare del bene. Il mio sogno era diventare come lui, avere la mia chiesa, il mio oratorio. Se mi avessero detto scegli un posto dove non lo vuoi fare avrei detto senz’altro: il carcere”, ha raccontato Don Marco Pozza a Vanity Fair.
Don Marco Pozza e l’esempio di Don Beppe: “Rimasto affascinato dal mio parroco”
L’esempio di Don Beppe, quindi, ha spianata la strada di Marco, che fin da giovanissimo ha compreso quella che sarebbe stata la sua vocazione. “La mia è la storia semplice di un ragazzo del Nordest, nato sull’altopiano di Asiago, in un paese piccolo, che era rimasto affascinato dal parroco del posto”, evidenzia Don Marco Pozza. Già al termine delle elementari, infatti, capisce di voler essere utile per gli altri e di dover ascoltare la sua voce interiore. Così ha raccontato di aver chiesto ai suoi genitori di entrare in seminario, quando aveva appena dieci anni.
“Ero un bambino vivace e che difficilmente seguiva le regole, se non fossi diventato prete probabilmente sarei comunque finito in galera, ma dall’altra parte, quindi per loro era una proposta allettante. Mi hanno lasciato la libertà di provare, al massimo ne sarei uscito”, ha spiegato. Sul desiderio di rendersi utile proprio in carcere, Don Marco Pozza non fa troppi giri di parole e motiva così la sua scelta: “Sono pur nato in Veneto, terra leghista, dove chi sbaglia deve marcire dentro le galere”.