Don Marino Genova è un altro caso di parroco condannato in via definitiva dai tribunali italiani, ma mai ridotto allo stato laicale da quelli ecclesiastici. Per tre anni, dal 2009 al 2012, ha abusato di una ragazzina molto fragile, Giada Vitale, in provincia di Campobasso. Aveva sfruttato l’ascendente su di lei, cresciuta senza un padre e quindi ulteriormente vulnerabile. È stato condannato a 6 anni di carcere nel 2019 dalla Corte d’Appello di Campobasso, ma continua a svolgere il ministero sacerdotale, ma non più in Molise, bensì nel Lazio, nella zona di Subiaco, secondo quanto riportato da Il Messaggero. Gli avvocati dell’adolescente, che oggi ha 25 anni, avevano notificato alla diocesi di Termoli-Larino e alla Congregazione della Fede un atto formare per ottenere gli atti processuali e i provvedimenti della Chiesa nei confronti del prete 65enne, ma ad oggi non è arrivata nessuna risposta. E così Don Marino Genova può continuare a dire messa e sul web circolano foto che lo ritraggono in una chiesa.
DON MARINO GENOVA, IL CASO ARRIVA IN CASSAZIONE MA…
Attualmente è possibile prendere visione degli atti dei processi canonici grazie ad una delle ultime riforme di Papa Francesco, che permette alle vittime e ai legali che le assistono di entrare in processo degli stessi. Questo in quanto è stato abolito il segreto pontificio per i casi di abusi sessuali. Ma ora la giovane vittima vuole giustizia. «Ho sofferto in modo assurdo. Diventare consapevole di quello che mi è stato fatto è stato un trauma enorme, insuperabile, qualcosa di talmente malvagio da essere difficile da descrivere. All’epoca dei fatti avevo solo 13 anni», ha dichiarato Giada Vitale, come riportato da Il Messaggero. Quelle violenze hanno prodotto danni devastanti sulla sua psiche. Ad esempio, per un certo periodo ha manifestato anche l’impulso a suicidarsi, tanto che è stata ricoverata in neuropsichiatria infantile. Ma grazie ad un trattamento terapeutico psicologico è riuscita a rialzarsi. Il 17 settembre in Cassazione verrà scritta l’ultima tappa di questa storia. I suoi legali vogliono che venga riconosciuta la responsabilità civile della parrocchia e della diocesi Termoli-Larino per ottenere il risarcimento dei danni materiali, biologici ed esistenziali.