Don Marino Ruggero non è più il parroco di San Lorenzo in Albignasego (Padova) e la notizia ha avuto echi addirittura nazionali: questa mattina nella sua ultima messa domenicale, il sacerdote noto negli ultimi mesi per posizioni molto nette sui temi della sicurezza – dall’essere favorevole alla legge sulla legittima difesa fino a dichiarazioni non molto concilianti con i rom – ha spiegato i motivi per cui lo scorso 10 gennaio aveva rassegnato le sue dimissioni direttamente al vescovo di Padova. «Cari amici, le dimissioni le ho date liberamente in accordo con il mio vescovo. Questo perché desidero che sia fatta verità. Per questo vi chiedo di rispettare me e di evitare ulteriori commenti sui social. Grazie», aveva scritto su Facebook, luogo dove spesso Don Marino esternava la sue convinzioni oltre alla sua particolarissima personalità con spiccata attenzione al mondo della società pubblica finanche alla tv. L’appuntamento alla messa di oggi dove la Diocesi avrebbe spiegato le motivazioni di un gesto così estremo e diretto: «Nel corso dell’ultimo anno sono giunte varie segnalazioni relative a comportamenti personali non conformi allo stato clericale che hanno consigliato l’apertura di un’indagine previa. Raccolti ulteriori elementi, il vescovo ha avviato un provvedimento di rimozione. A fronte di tale decisione don Marino il 2 gennaio ha rassegnato le dimissioni». A queste parole lette da Monsignor Giuliano Zatti e indirizzati a tutti i fedeli per volontà del vescovo Claudio Cipolla, la comunità si è rivoltata contro: «Dobbiamo dare un segnale forte, lotteremo perché la verità venga a galla. Ci stiamo attivando per inviare lettere al Vaticano», attacca il vicepresidente del Consiglio Pastorale di Albignasego, Sergio Battisti, come riporta il Gazzettino.
IL PRETE ANTI-ROM: LE MOTIVAZIONI DELLA CACCIATA
«Il problema dei Rom non si risolve con belle prediche, ma con soluzioni concrete», o ancora «desidero sottoporre apertamente la seguente domanda: Ma lei li vorrebbe i Rom sotto casa sua? Nel concreto, vorrei vederli abitare in Vaticano o vicino alle case di tutti quelli che risponderebbero di sì. Altrimenti, per favore, siete pregati di rimanere zitti»; si esprimeva così Don Marino Ruggero nella sua rubrica “Marin che rugge” sul bollettino parrocchiale. In varie altre situazioni la sua posizione sulla legittima difesa aveva suscitato scalpore nella Diocesi, come quando in un convegno lo scorso aprile 2019 assieme al tabacco Correzzola che aveva ucciso un bandito durante un furto, scandiva «Quando un ladro si introduce in un’abitazione, il proprietario prova solo tanta paura. Il perdono? In quel contesto c’azzecca nulla. Parlo con la gente, non vado in cerca di facile consenso – aveva ribadito – Non sono a favore del Far West. Certo è che chi subisce un’aggressione ha tutto il diritto di reagire. In quei frangenti il protagonista non è Gesù, ma il terrore». Oggi però dopo le motivazioni della cacciata-dimissioni di Don Marino, i fedeli si sono rivoltati urlando contro la Diocesi e accusando anche altri fedeli davanti all’altare. Secondo quanto raccolto dai colleghi del Gazzettino, «L’ipotesi fin da subito più accreditata in paese era stata proprio quella delle segnalazioni da parte di qualcuno a cui don Marino avrebbe pestato i piedi. Malelingue, sembrava all’inizio, arrivate a sostenere che il parroco avesse delle frequentazioni femminili che non rientrano tra quelle concesse ai religiosi». Quelle segnalazioni hanno poi aperto il dossier su suo conto e ora Don Marino ha deciso di rassegnare le dimissioni in attesa di dimostrare la propria innocenza e totale estraneità ai fatti contestati «Le risposte arrivano da sole, piano. Tutte». Nel frattempo, la parrocchia di San Lorenzo è una “bolgia” e lo si “intuisce” leggendo cosa viene scritto da qualche anonimo sul libro delle presenze in fondo alla chiesa (anche qui grazie al Gazzettino per la segnalazione, ndr) «Una parrocchia piena di falsità».