Don Patriciello, da anni in prima fila contro la criminalità organizzata campana, a cominciare da quella di Napoli, ha parlato stamane con il programma di Rai Uno, Storie Italiane, intervistato in diretta tv. “E’ un momento importante per me e la mia parrocchia e per il paese di Caivano, è un momento importante per l’Italia e per il nostro governo, questo secondo blitz a distanza di pochi giorni dall’altro credo sia dovuto proprio alla stesa che c’è stata fra domenica e lunedì, una follia che queste persone fanno”.
“Sparare all’impazzata su una motocicletta sono follie – ha continuato a Don Patriciello – Queste persone quando fanno queste cose dicono che il territorio è loro, lanciano messaggi ai clan opposti, dicono allo stato che non hanno paura, ma mettono a rischio la vita delle persone. Io ho parlato con alcuni di loro e sono rimasti terrorizzati, soprattutto bambini. I nostri ragazzi assorbono tutta questa negatività, tensione e portano dentro di loro paura e vergogna, visto che i nostri ragazzi per bene sono delle persone eroiche e meravigliose al Parco Verde”.
DON PATRICIELLO: “TANTE PERSONE DEVONO CHIEDERE IL PERMESSO DI ANDARE A CASA LORO…”
Don Patriciello ha proseguito: “So quasi con certezza che tante persone hanno riconosciuto alcuni delle stesa, devono parlare e avere il coraggio di andare in caserma e di dire quello che sanno. Se mettiamo insieme tanti tasselli, avendo la certezza di rimanere anonimi, possiamo fare questo quadro e arrivare da qualche parte”.
E ancora: “Io so che le persone di Caivano sono terrorizzate, a volte devono convivere addirittura dello stesso palazzo di questi criminali, ci sono persone che devono addirittura chiedere il permesso di salire in casa a chi vende la droga. Meloni ci ha detto che in Italia le zone franche non debbano esistere più, affermazione formidabile. A Caivano le persone si sentono un po’ mortificate perchè il loro paese è sui giornali”. Quindi Don Patriciello ha aggiunto: “Sarei un buffone se dicessi di non avere paura, mi permette di muovermi con più cautela”, sottolineando infine come vi sia troppa porn*grafia a portata di tutti, soprattutto dei giovanissimi: “E’ colpa nostra”.