Don Maurizio Patriciello, parroco nel Parco Verde di Caivano, e Biagio Chiariello, comandante della polizia municipale di Arzano, nel mirino della camorra. L’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, condotta dai carabinieri di Giugliano e Caivano, ha portato a 11 arresti e 2 divieti di dimora per esponenti di clan della camorra. I gruppi criminali del territorio avrebbero agito principalmente nei Comuni di Arzano, Frattaminore, Frattamaggiore e Caivano. Ex membri del sistema camorristico hanno collaborato con le indagini: tra questi Pasquale Cristiano, ex affiliato del clan 167 di Arzano.
Proprio mentre il clan 167 si faceva la guerra, iniziata con l’omicidio di un nipote di Pasquale Cristiano e proseguita con agguati di vario generale, don Patriciello ha dato vita, insieme al “Comitato di liberazione dalla camorra – area a nord di Napoli”, a una serie di manifestazioni pubbliche per denunciare quanto stava accadendo. In questo ambito si inserisce la bomba carta fatta esplodere nella notte tra il 12 e il 13 marzo 2022 davanti alla chiesa di San Paolo Apostolo di Caivano: da quel momento il parroco vive sotto scorta.
Don Patriciello: “Camorra? Mi pesa vivere sotto scorta”
Commentando su Facebook l’operazione che ha portato a 11 arresti e 2 divieti di dimora, Don Patriciello ha scritto: “Mi avete costretto, fratelli camorristi, a vivere sotto scorta. Mi pesa. Non lo avrei mai pensato. Fa niente. Vi perdono. Vi abbraccio. Vi chiedo però di cambiare vita. Per il nostro bene. Per il vostro bene. Per il bene dei vostri figli”. Lo stesso clan aveva preso di mira anche Biagio Chiariello, comandante della Polizia municipale di Arzano. Dopo alcune operazioni condotte nel rione 167, fortino del clan, le minacce sono aumentate: i camorristi hanno “avvisato” Chiariello con un manifesto funebre col suo nome stampato sopra. Dopo un anno sotto scorta, al comandante della Polizia è stata revocata la misura, ma ora chiede che gli venga assegnata nuovamente.
L’inchiesta della Dda di Napoli ha colpito anche il clan dei Pezzella, legati al clan 167, ma anche dei Sautto-Ciccarelli, che gestivano il sistema di spaccio di droga nel Parco Verde di Caivano. Diversi gli episodi di criminalità: i Pezzella sono stati protagonisti di diverse estorsioni a carico di imprenditori del territorio, spiega l’Avvenire, ma anche di alcune delle bombe esplose nei territori di Frattamaggiore e Frattaminore. Si tratterebbe di ritorsioni legate al racket. Al centro dell’inchiesta anche un’estorsione da 20mila euro subita da una società che aveva vinto un appalto per la costruzione di un parco urbano all’interno dell’ospedale Cardarelli di Napoli: i soldi sarebbero stati spartiti dai clan.