LA LETTERA DI DON MAURIZIO PATRICIELLO A ROBERTO SAVIANO DOPO LE POLEMICHE SUL GOVERNO A CAIVANO

«Più samaritani, meno profeti di sventura»: è piuttosto “cruda” la lettera di Don Maurizio Patriciello indirizzata su “Avvenire” allo scrittore napoletano Roberto Saviano, in risposta alle durissime critiche rivolte dal giornalista dopo la visita della Premier Giorgia Meloni a Caivano e l’approvazione del Decreto “baby gang”. Agli occhi di Saviano, Don Patriciello è “colpevole” per aver ringraziato l’esecutivo dopo un inizio di speranza accesa nel Parco Verde dove da decenni lo Stato è praticamente assente: «tutto ciò che il populismo sovranista tocca diventa pura propaganda. È stato così per tutto, per lo stato dell’economia italiana, per l’immigrazione. Il decreto Caivano non serve a nulla».



Ed è così che il sacerdote prende carta e penna e risponde allo scrittore, esordendo con chiarezza «Capisco ma non condivido le dichiarazioni di Roberto Saviano. Anche lui, come tanti – troppi a dire il vero – cade nella trappola della facile diagnosi. Il fatto è, caro fratello Roberto, che di diagnosi ne abbiamo già tante e non da adesso». Patriciello ricorda di aver conosciuto un Saviano giovanissimo durante uno dei tanti omicidi orrendi nell’area del Parco Verde, confluito poi nel libro “Gomorra”: «Ti ho seguito, non sempre ti ho apprezzato, soprattutto quando hai preso posizione contro la famiglia e a favore dell’utero in affitto, a mio avviso un obbrobrio da fare accapponare la pelle. Ho potuto notare quanto male ha fatto a tanti nostri ragazzini a rischio la serie televisiva Gomorra».



“ABBIAMO BISOGNO DI SAMARITANI, NON DI PROFETI DI SVENTURA”: PATRICIELLO REPLICA ALLO SCRITTORE DI GOMORRA

Don Patriciello prosegue nella lettera ricordando di aver invitato direttamente Saviano al Parco Verde di Caivano diverse volte tramite le sue pagine social, senza però esito: «non lo hai mai fatto. Oggi leggo che alla domanda “Quando ha visto il Governo al Parco Verde che cosa ha pensato?” rispondi candidamente: “È la fine di tutto. È la fine di ogni racconto che alla base abbia almeno un brandello di verità…”». Il sacerdote protagonista di tanti progetti educativi, religiosi e sociali all’interno delle aree più degradate di Caivano si dice platealmente in disaccordo con la disamina molto dura dello scrittore napoletano intervistato giusto ieri da “La Stampa”.



Patriciello però non si vuole contrapporre a Saviano per meri motivi politici, piuttosto fatica a concepire come la visita del presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana, al Parco Verde – dove da sempre, come ha detto il presidente della Regione Vincenzo De Luca, «lo Stato non c’è» – dovrebbe essere “la fine di tutto”: «Per me prete, che in quel luogo sto consumando la vita, potrebbe essere l’esatto contrario». Don Patriciello non comprende il motivo di cotanto pessimismo manifestato da Saviano: «Siamo stanchi e feriti, necessitiamo di ottimismo e di speranza. Abbiamo bisogno di un samaritano buono che ci tenda una mano, non di profeti di sventura che, da lontano, emettono simili sentenze». Appelli a mantenere desta la verità aperta la speranza, ma sopratutto un “consiglio” fraterno dato al giornalista al termine della lettera pubblicata da “Avvenire”: «caro Roberto, sono convinto che chiunque voglia un po’ di bene a me e alla mia gente deve avere l’umiltà della concretezza e della verità, e portare, o almeno supportare, soluzioni concrete, fattibili, realizzabili. Ai sogni continuiamo a pensarci noi».