Nessuna polemica da parte del vescovo di Aversa Angelo Spinillo dopo la notizia della scarcerazione di Nunzio De Falco, uno dei mandanti dell’omicidio di don Peppe Diana a Casal di Principe. Per una ragione molto semplice. «Don Peppe, da sacerdote, avrebbe capito». D’altra parte, comprende pure l’indignazione della sorella e del fratello del parroco, il cui dolore non può passare facilmente, ma a cui ricorda che «la legge si applica con pene severe e anche con umanità». Questo perché «la legge educa con la pena e ancor di più educa con la sua umanità quando è prevista dalle norme». Ne ha parlato in un’intervista a Il Mattino, spiegando che si può parlare di umanità anche in un delitto atroce come l’uccisione del sacerdote. «La legge non ne esce indebolita, anzi, si ravviva. È la forza della civiltà contro le barbarie del crimine».



Monsignor Angelo Spinillo riconosce però il rischio che la scarcerazione di Nunzio De Falco possa essere interpretata come un cedimento: «Potrebbe essere interpretato come una forma di impunità». Ma è apparenza, visto che il condannato è tornato a casa «solo in un momento estremo e di dimostrata malattia». Ed è questo il segnale che si dà alla società, a chi alimenta la criminalità organizzata.



DON PEPPE DIANA, PARTE INCHIESTA SULLE VIRTÙ

Quel che bisogna fare per il vescovo di Aversa è proseguire nel cammino di legalità promosso anche in nome di don Peppe Diana, la cui storia ha ispirato anche una fiction. Anzi, bisognerebbe incrementare gli sforzi. «Don Diana è stato un esempio per tutti». A tal proposito monsignor Angelo Spinillo a Il Mattino ha annunciato che qualche giorno fa si è insediata la commissione composta da quattro sacerdoti che sta già lavorando per preparare l’inchiesta diocesana sulla vita e le virtù del sacerdote ucciso. Si tratta di una procedura che segue i canoni della Chiesa: si esaminano dati, testimonianze, tempi e circostanze di tutti i fatti accaduti. «Si chiama inchiesta sulle virtù in termine ecclesiastico. Un modo per vedere se ci sono elementi per andare oltre e dare il giusto riconoscimento a un martire della Fede». Il vescovo di Aversa ha spiegato che i quattro sacerdoti sono giovani e non hanno neppure conosciuto don Peppe Diana, per cui la loro valutazione sarà ancor più oggettiva e «potrebbe portare anche più lontano nel riconoscimento del valore e nell’esempio testimoniato con la vita».

Leggi anche

ENCICLICA DILEXIT NOS/ “Solo il cuore di Cristo guarisce le ferite che ci dividono”