Il 19 marzo 1994, don Peppe Diana, parroco della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe (Caserta) fu assassinato dalla camorra nella sagrestia. Aveva 35 anni. La sua storia è al centro della nuova puntata di Insider – Faccia a faccia con il crimine, programma di Roberto Saviano in onda in prima serata su Rai 3 il 23 settembre.



Don Peppe Diana fu ucciso poco dopo le 7 del mattino, nel giorno del suo onomastico, mentre si preparava a celebrare la messa. Il sacerdote non ebbe scampo dopo essere stato colpito da una pioggia di proiettili che lo avrebbero raggiunto alla testa, al volto, al collo e ad una mano. Secondo quanto ricostruito, morì nell’immediatezza ma gli assassini, forse per depistare su un movente sessuale, continuarono a fare fuoco sul corpo esanime del prete mirando al basso ventre. Per l’omicidio di don Peppe Diana, la cui vicenda è narrata nella fiction Rai intitolata Per amore del mio popolo, grazie al racconto di un testimone oculare furono arrestati, processati e condannati alcuni soggetti legati alla criminalità organizzata.



Don Peppe Diana, la ricostruzione dell’omicidio

Don Giuseppe Diana, per tutti don Peppe o Peppino, era nato proprio a Casal di Principe il 4 luglio 1958 e la sua era una famiglia di proprietari terrieri. L’ingresso in seminario avvenne nel 1968, ad Aversa, e si laureò in Teologia biblica e poi in Filosofia presso l’Università Federico II di Napoli. Ordinato sacerdote nel 1982, divenne parroco della chiesa di San Nicola di Bari della sua città natale nel 1989.

Secondo la ricostruzione dell’omicidio di don Peppe Diana, il prete fu colpito con 5 proiettili mentre si trovava in sagrestia pronto a celebrare messa. Due spari lo raggiunsero alla testa, uno al volto, uno al collo e uno alla mano.



Don Peppe Diana ucciso dalla camorra, il testimone oculare e le condanne

Roberto Saviano, nel suo format Insider – Faccia a faccia con il crimine, ha ripercorso le tappe del dramma di don Peppe Diana ucciso dalla camorra nel 1994. A inchiodare i suoi assassini fu il racconto dell’amico del sacerdote e testimone oculare del delitto, Augusto Di Meo, che infranse il muro di omertà e portò all’individuazione e alle condanne dei killer del prete.

Nel 2004, ricostruisce la scheda sul caso pubblicata sul sito del Ministero dell’Interno, furono condannati all’ergastolo Mario Santoro e Francesco Piacenti, riconosciuti quali coautori del delitto. Il boss Giuseppe Quadrano, ritenuto esecutore materiale dell’omicidio, avrebbe collaborato con la giustizia e fu condannato a 14 anni di carcere. Ergastolo anche a Nunzio De Falco, considerato il mandante. Secondo la ricostruzione dei pm, la condanna a morte di don Peppe Diana sarebbe scaturita dal suo rifiuto di celebrare in chiesa i funerali di un malavitoso. Tre giorni dopo quel “no”, il nipote del defunto sarebbe entrato in sagrestia per uccidere il parroco.