Don Pino Puglisi, il famoso “prete con i pantaloni“, come venne chiamato dalla sua abitudine di non indossare l’abito talare, portando appunto i pantaloni in tutte le sue apparizioni pubbliche a Brancaccio, è stato un importante sacerdote di Palermo. Divenne famoso per la sua vasta guerra mossa contro il sistema delle mafie, che nei suoi anni stava attirando sempre più l’attenzione dei giovani e giovanissimi palermitani, ragione che portò al suo omicidio violento nel 1993.
Nel 1937, Don Pino Puglisi, all’anagrafe Giuseppe, nacque proprio nella borgata di Brancaccio, nella sua Palermo, che gli è stata tanto cara negli anni talari. Si affaccio al seminario nel 1953, riuscendo poi a farsi ordinare sacerdote nel 1960 e diventando, l’anno successivo, vicario cooperatore nella borgata di Settecannoli, vicina alla sua. Operò nel corso della sua carriera in diverse parrocchie palermitane, e attorno al 1962 divenne anche insegnante nelle scuole medie e nei licei classici del palermitano. Ma in tutti questi anni, che hanno portato Don Pino Puglisi anche a diventare cappellano, vicario, vicedirettore del seminario arcivescovile, il prete con i pantaloni ha fatto della lotta alle mafie un vero e proprio caposaldo della sua missione ecclesiastica.
Don Pino Puglisi: la lotta alle mafie e la morte
Don Pino Puglisi per tutta la sua vita ha condotto una lunga ed estenuante lotta alle mafie dalla sua carissima Brancaccio in quegli anni attanagliata dai malavitosi. Diceva che nel quartiere “si fa prima a dire quello che c’è, tutto il resto manca” e capì che la mafia stava diventando un problema quando, dopo la strage di Capaci, sentì parecchi bambini girare per le strade gridando “abbiamo vinto, viva la mafia” e decise di fondare il Centro Padre Nostro, luogo di accoglienza per giovani e giovanissimi.
Ma non solo l’educazione, perché Don Pino Puglisi fece anche il suo “dovere” civico, lavorando per la riqualificazione del suo amatissimo quartiere. Fu promotore di un centro sanitario, della sistemazione delle fogne e della costruzione di una scuola media. Tra le tante azioni degne di nota, rifiutò le donazioni dei privati per le feste patronali, spesso finanziati dai clan e rifiutò di battezzare i padrini o gli uomini delle cosche. Nelle sue omelie, inoltre, Don Pino Puglisi trovò anche sempre un modo per denunciare clan e mafie, sottraendo man mano bambini e ragazzi alle loro grinfie. Data la sua posizione di uomo “scomodo”, il 15 settembre 1993, il giorno del suo 56esimo compleanno, venne sorpreso da un uomo davanti a casa sua, al quale disse solamente “me lo aspettavo” prima di essere attinto da un colpo di pistola alla testa, alle spalle. Nel 2013 la Chiese volle fortemente la sua beatificazione.