LA TESTIMONIANZA DEL PRETE-PSICOLOGO SUL TEMA DELLA DISFORIA DI GENERE

Fuori dall’ideologia di chi ritiene la possibilità di minori trans una semplice transizione innocua, e anche da chi condanna il fenomeno senza comprenderne da vicino il dramma: è la posizione di chi come Don Domenico Storri da anni si occupa di seguire, curare e accompagnare i percorsi di migliaia di ragazzi all’interno dell’associazione ISempreVivi+onlus. Don Storri è un giovane sacerdote della Diocesi di Milano, specializzato a livello nazionale come psicologo e psicoterapeuta, che anni fa ha cominciato a proporre a persone che soffrono il disagio psichico la “montagna terapia”: escursioni nella natura che favoriscono il sollievo, la condivisione, lo sviluppo di risorse interiori.



Nel 2009 Don Domenico ha fondato l’associazione di volontariato iSemprevivi+onlus che oggi conta circa 120 giovani affetti da diversi disturbi psichiatrici, seguiti da 50 volontari sotto la sua consulenza: intervistato a “Libero Milano” il sacerdote ha lasciato una intensa testimonianza sui nuovi “mal di vivere” nei giovani adolescenti di oggi. Negli ultimi tre anni, racconta Don Storri, vi sono sempre più ragazzi in difficoltà nel riconoscere il proprio genere: «Sono tantissimi i ragazzi che soffrono di disforia di genere. Ne abbiamo molti e ultimamente sta diventando un fenomeno che deve farci pensare». Don Storri sottolinea come nella totalità di casi sono ragazzi che soffrono moltissimo perché nemmeno loro «sanno cosa vogliono; Vivono in una società sempre più selettiva in cui c’è un’immensa confusione di ruoli e di compiti da rivestire».



DON STORRI: “AUMENTANO I PENSIERI SUICIDI ANCHE TRA I 12ENNI”

Chi è fragile rimane sempre in balia di mode e pensieri, racconta ancora Don Storri a “Libero Milano”, e per questo molti non sanno quasi più riconoscersi: «Devono convivere con difficoltà legate anche al pregiudizio che spesso si crea nei loro confronti. Vedo in loro una grandissima debolezza, sono fragili». Dalle problematiche legate al genere alle fatiche in generale nelle relazioni, così come dimostra l’impennata di casi di “hikikomori”, ovvero persone che si autorecludono tra le mura di casa per pausa di uscire: «La pandemia li ha costretti a trascorre ore e ore davanti a un computer. Sono in pochi a rendersi conto che quello è un mondo fittizio. Dietro alla debolezza di chi percepisce il mondo virtuale come reale c’è sempre un ragazzo che non riesce a trovare la propria collocazione nel mondo. Per loro il mondo non è là fuori, ma lì dentro».



La problematica del Covid – cioè, delle restrizioni e dei lockdown imposti per anni – ha peggiorato nettamente la situazione, racconta Don Domenico: «Sono quasi tutti ragazzi con pensieri suicidi, un paio han- no anche tentato di farlo. Sono giovani che non hanno più voglia di vivere. In molti compiono gesti di autolesionismo, altri soffrono di disturbi alimentari». Come li descrive il prete-psicologo che sta con loro tutto il giorno per aiutarli ed educarli ad una realtà non più “ostile”, molti di questi ragazzi «sentono di non appartenere a questo mondo, pensano di non essere visti». Spesso i pensieri suicidi arrivano anche ai 12enni, per dire dell’emergenza enorme che molti fanno finta non esista: «Vogliono togliersi la vita perché pensano di rappresentare un disturbo per la società», conclude Don Storri spiegando come questi giovani pensano di non avere posto in un mondo dalla cultura «sempre più ambigua e ambivalente […] Vengono colpite le persone più sensibili. Ciò che accende la miccia è proprio la sensibilità».