Donald Trump è giunto a Londra poco fa, in vista del meeting sui 70 anni della Nato previsto con altri capi di stato. Un incontro carico di tensione, viste le dichiarazioni delle scorse ore dello stesso Tycoon, in previsione della possibile web tax o digital tax già introdotta dalla Francia in estate, e che anche l’Italia vorrebbe introdurre a breve per tassare i giganti del web. La contromossa Usa sarebbe quella di tassare fino al 100% circa 2.4 miliardi di prodotti, fra cui eccellenze del made in italy come il cibo, i vestiti, oggetti di arredo e design e via discorrendo. Trump ha parlato poco fa ai microfoni della Cnn e in merito alla web tax francese sembrerebbe comunque aver ammorbidito un po’ il tiro: “ho sempre avuto un buon rapporto con Emmanuel – le parole dell’inquilino della Casa Bianca – a volte dice cose che non dovrebbe – aggiunge il commander in chie – e io non sono d’accordo con alcune delle sue politiche, ma deve fare quello che deve fare e a volte penso che faccia cose controproducenti per il suo paese”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



DONALD TRUMP VS WEB TAX: PRONTI DAZI AL 100% PER ITALIA E FRANCIA

Prosegue la guerra di Donald Trump e dell’amministrazione americana all’Unione Europea, dedita, come fa sapere il segretario al Commercio Robert Lighthizer, “a contrastare il crescente protezionismo tra gli Stati membri dell’Unione europea che prende di mira ingiustamente le compagnie americane, sia con tasse sui servizi digitali e sia con altri tentativi rivolti contro le principali società digitali statunitensi”. Lo stesso Lighthizer, a riguardo, cita la cosiddetta “Section 301”, che è una misura approvata dal Congresso Usa nel lontano 1974, che permette appunto all’amministrazione a stelle e strisce di varare delle misure commerciali nei confronti dei paesi stranieri. Tale legge non trovava applicazione dagli anni novanta, da quando è stata poi istituta la Wto per la risoluzione proprio delle dispute commerciali internazionali. Come anticipato nel focus qui sotto, gli Stati Uniti puntano in dito in particolare contro la web tax o digital tax, che in Francia è stata approvata lo scorso luglio, e che consiste in un’aliquota del 3% sui ricavi superiori ai 25 milioni di euro: “Il mio messaggio e’ chiaro – aveva dichiarato la scorsa estate Bruno Le Maire, ministro delle finanze francese – noi non rinunceremo mai e poi mai alla nostra intenzione di tassare in modo giusto i giganti tecnologici”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



DONALD TRUMP CONTRO LA WEB TAX: FRANCIA E ITALIA TREMANO

Donald Trump, il presidente degli Stati Uniti, ha minacciato i paesi che sarebbero pronti a inserire la cosiddetta “digital tax”, con dazi fino al 100 per 100. Lo ha spiegato lo stesso tycoon a stelle e strisce, in vista del summit della Nato a Londra. Una “minaccia” che come sottolinea l’edizione online di Repubblica, va a colpire prima di tutto la Francia, che ha già una legge per far pagare più tasse ai giganti del web, leggasi Google, Facebook, Amazon e via discorrendo, ma attenzione anche ad altre nazioni fra cui l’Italia, la Turchia e l’Austria, paesi che appunto vorrebbero ottenere una maggiore tassazione sulle grandi aziende Usa. Secondo quanto fanno sapere da oltre oceano, a partire dal prossimo gennaio 2020 la Francia potrebbe essere tassata su beni per un valore di 2.4 miliardi di dollari “un chiaro segnale – le parole di Robert Lighthizer, rappresentante al Commercio Usa – sul fatto che gli Stati Uniti agiranno contro i regimi di web tax che discriminano o impongono oneri spropositati sulle società americane”.



DONALD TRUMP CONTRO LA DIGITAL TAX DI FRANCIA E ITALIA: INCONTRO CON MACRON E CONTE

A Londra si dovrebbero festeggiare i 70 anni dell’Alleanza Atlantica, ma il clima sembrerebbe tutt’altro che amichevole. In ogni caso, Trump incontrerà nelle prossime ore il collega francese, Macron, e dovrebbe tenere un vis a vis a margine dell’evento anche con il presidente del consiglio Giuseppe Conte, per provare a trovare la quadra. Secondo numerose nazioni europee come appunto la Francia e l’Italia, i giganti del web pagherebbero troppe poche tasse rispetto al loro fatturato, ma di contro gli Stati Uniti parlano di discriminazioni fiscali contro le proprie società. I tempi sono comunque stretti ricorda Repubblica, visto che una soluzione definitiva va trovata entro e non oltre il prossimo 14 gennaio, dopo di che Parigi sarà colpita con dazi pesantissimi sui suoi prodotti made in france, leggasi champagne, borse e tutti gli altri beni di lusso che vanno a ruba negli Stati Uniti.