IL PRIMO DISCORSO DI TRUMP IN DIRETTA SU X DOPO IL PRESUNTO ATTENTATO IN FLORIDA

«Dio vuole ancora che io sia il Presidente degli Stati Uniti»: inizia così il discorso di Donald Trump ieri su X, la prima volta dopo l’attentato presunto subito a Palm Beach fuori dal suo golf club della Florida. L’arresto dell’uomo che lo ha atteso per 12 ore nascosto nei cespugli prima di poterli (probabilmente) sparare ha visto subito il ringraziamento speciale dello stesso Trump a quel Secret Service che solo due mesi fa aveva completamente “toppato” la sicurezza del candidato repubblicano alle Elezioni Usa 2024 durante il comizio di Butler in Pennsylvania.



Prima di presentare la nuova piattaforma di criptovalute sul social di Elon Musk, Trump ha definito i due attentatori – sia Thomas Crooks che Ryan Routh – come “estremisti di sinistra”, elogiando invece il lavoro degli agenti dediti alla sua sicurezza personale: «Hanno fatto un lavoro fantastico». Un plauso anche alla polizia di Miami che in pochi minuti è riuscito ad arrestare il presunto attentatore il quale, va detto, non ha sparato un solo colpo davanti al golf club di Palm Beach: secondo il leader GOP, che ha ricostruito nel dettaglio cosa è successo domenica pomeriggio in Florida, prima ha udito gli spari e poi è stato immediatamente portato via dagli agenti di sicurezza.



Nel suo discorso su X Trump ha ringraziato anche il Presidente Joe Biden che ha telefonato al rivale dopo il tentato attentato («È stato molto gentile») chiedendogli se avesse suggerimenti per aumentare la sicurezza, come avere più agenti o simili: allo stesso tempo, il candidato repubblicano pur riconoscendo la gentilezza di Biden, ne dà la colpa assieme a Kamala Harris per la violenza generata dalla “retorica” contro la sua persona.

CAOS SULL’INCHIESTA ROUTH: COSA NON TORNA FRA GLI SPARI, LA PRESUNTA TALPA E I (NUOVI) ERRORI DEL SECRET SERVICE

In merito però al contenuto stesso di quanto avvenuto a Palm Beach, diverse restano le “ombre” di questo secondo misterioso attentato attorno a Donald Trump: se infatti a Butler l’obiettivo era chiaro, con gli spari diretti contro Trump che per pochi centimetri non compivano la tragedia fatale, in Florida Ryan Routh è stato bloccato con un fucile d’assalto ma senza che abbia sparato alcun proiettile contro il campo da golf dove stava giocando l’ex Presidente Usa. I fatti per ora chiari sono molto pochi: il presunto attentatore, rimasto 12 ore nascosto tra i cespugli, il suo odio per Trump e in generale per la politica americana.



Il resto è avvolto nella penombra di un attentato ancora non definito come tale, a cominciare dall’accusa che pende sul 58enne arrestato davanti al Trump Golf Club: “crimini federali legati alle armi da fuoco”, in quanto Routh era già stato condannato per possesso di arma e per numero di serie cancellato. Non avendo sparato contro Trump al momento non è possibile figurare il reato di attentato, mentre rischia comunque 20 anni di carcere per i due reati sopracitati: resta dunque da capire come sia stato possibile che per mezza giornata sia rimasto in quel luogo senza essere notato, sia soprattutto per l’informazione in teoria segreta degli spostamenti privati dell’ex Presidente.

Secondo alcun ex agenti contattati in queste ore dopo l’episodio della Florida la spiegazione sull’informazione del luogo dove si trovava Trump sarebbe in realtà “leggibile” dall’abitudine del leader GOP durante i weekend di giocare a golf nel proprio club di Palm Beach, ma il tema è tutt’altro che minimo in un caso di massima sicurezza come quello di un candidato alla Casa Bianca. Si parla già di una potenziale “talpa” interna allo staff di Trump, o peggio al Secret Service, così come un potenziale “complice straniero” legato allo stesso Routh, impegnato negli scorsi mesi per potenziali reclutamenti di combattenti mercenari per l’Ucraina. I dubbi e i misteri sono diversi, l’inchiesta è già scattata e dovrà passare giocoforza dalla posizione che dovrà esprimere l’uomo arrestato in merito ai motivi per cui si trovava con un fucile appostato davanti al campo da gioco di Donald Trump.