Donald Trump non può bloccare gli utenti su Twitter. A stabilirlo è stata la Corte d’appello del secondo circuito di New York, sottolineando come il presidente, impedendo agli utenti del noto social di commentare i suoi post, o di visualizzarli, viola il Primo Emendamento che garantisce fra le altre cose anche la libertà di parola. La Corte d’appello ha di fatto confermato la linea già espressa in una precedenza sentenza, spiegando: «Il Primo Emendamento – scrive il giudice Barrington D. Parker, motivando la sentenza – non consente a un pubblico ufficiale che utilizza un account di social media, per tutti i tipi di finalità ufficiali, di escludere le persone da un dialogo online altrimenti aperto perché hanno espresso opinioni con le quali il funzionario non è d’accordo». Donald Trump è molto seguito su Twitter, avendo quasi 62 milioni di follower, e lo stesso commander in chief utilizza il social per svolgere attività ufficiali.
DONALD TRUMP NON PUÒ BLOCCARE UTENTI SU TWITTER
«Se il Primo Emendamento ha un significato – sottolineano ancora i giudici della Corte – è quello secondo cui la migliore risposta alle affermazioni sfavorevoli su questioni di interesse pubblico è più dibattito, non meno». Il contenzioso è nato dopo che 7 soggetti erano stati bloccati nel 2017 dall’account Twitter @realDonaldTrump, a seguito di commenti sfavorevoli nei confronti del tycoon a stelle e strisce. Secondo i legali del dipartimento di giustizia il presidente aveva la possibilità di bloccare chi voleva e di non dover ascoltare obbligatoriamente i suoi hater, in quanto l’account Twitter sarebbe come una sorta di residenza privata, anche se al suo interno vengono svolte delle attività istituzionali. Peccato però che la Corte d’appello la pensi all’esatto opposto, visto che il Twitter di Trump, anche se privato, è un’estensione della presidenza, essendo utilizzato per annunciare nomine governative, promuovere l’agenda legislativa e quant’altro. Di consegue ai privati deve essere garantita la possibilità di partecipare al dibattito.