TRUMP “MIRA” A GROELANDIA E PANAMA: COS’È SUCCESSO E QUALE IMMEDIATA RISPOSTA DALLA DANIMARCA
Nel suo lungo discorso con conferenza stampa finale nella residenza di Mar-a-Lago in Florida, il Presidente eletto USA Donald Trump affronta tanti dei temi caldi della politica americana e internazionale: alcune “conferme” sul fronte dazi, novità importanti sui rapporti con i “vicini” degli Stati Uniti, e parole dure sulla guerra in Medio Oriente e le politiche della Presidenza Biden. È però sui “casi” Groenlandia e Panama che arrivano le dichiarazioni più roboanti dal leader repubblicano che tra meno di due settimane si insedierà ufficialmente alla Casa Bianca: dopo aver già espresso prima di Natale la “rivendicazione” sulle due regioni situate rispettivamente a nord e sud degli Stati Uniti (qui il focus che spiega cosa voglia Trump da Groenlandia e Canale di Panama, ndr), nel discorso da Mar-a-Lago il Presidente americano non ha escluso l’uso della forza militare (invasione o simile) per la riconquista dei due territori.
In giornata tra l’altro il figlio di Trump, Donald jr, aveva fatto visita a Nuuk in Groenlandia per valutare da vicino gli scenari, parlando con le autorità locali: nella conferenza stampa della serata è il padre a rilanciare il dato sui possibili dazi che l’America potrà imporre alla Danimarca fino a che permarrà il loro “controllo” sullo Stato presso il circolo polare Artico. Non si è fatta attendere la risposta del Governo danese alle intenzioni manifestate da Trump e figlio sul fattore Groenlandia: «appartiene ai groenlandesi», rilancia la Premier Mette Frederiksen rispondendo alle minacce di annessione, di fatto accodandosi a quanto già detto dal Primo Ministro della Groenlandia Mute Egede, «la Groenlandia non è in vendita». La Danimarca mantiene ottimi rapporti con gli Stati Uniti («i nostri migliori alleati vicini») ma non intende discutere del tema annessione dato che non si porrebbe dal punto di vista politico ed economico. Secondo il Presidente eletto invece in Groenlandia non è un tema marginale, dato che la Danimarca dovrebbe pensare a cedere quel territorio «per proteggere il mondo libero, anche dalle navi cinesi e russe». A chi ha poi chiesto se il medesimo discorso si potesse fare anche con il Canada dell’ormai dimissionario Justin Trudeau, al quale già Trump aveva paventato un futuro da 51esimo Stato americano, il leader repubblicano ha spiegato che non avrebbe mai usato la forza militare per annettere lo Stato nord-americano, sebbene punterà sulla «forza economica per sbarazzarci di quella linea tracciata artificialmente».
TRIVELLAZIONI OFFSHORE, GUERRA ISRAELE, GOLFO MESSICO E CAPITOL HILL: ECCO COSA HA DETTO TRUMP DALLA FLORIDA
È un Donald Trump show quello che va in scena a Mar-a-Lago dopo giorni di incontri e telefonate per preparare al meglio i primi giorni da Presidente insediato alla Casa Bianca: se infatti Panama, Groenlandia e Canada si trovano, per motivi diversi, nel “mirino” della prossima Presidenza Trump, un annuncio sul Messico viene fatto dal tycoon in diretta tv mondiale. «Lo chiameremo Golfo d’America, e non più Golfo del Messico», un nome su cui sarebbe già in corso la trattava per il passaggio formale, così come il Canale di Panama su cui pesa però il “nodo annessione” già manifestato nella medesima conferenza stampa.
Al di là dei dazi verso Paesi come Canada e Messico, Trump annuncia una serie di grazie definitive in merito ad alcuni accusati dell’assalto a Capitol Hill del gennaio 2021: nulla verrà lasciato al caso, garantisce Trump nel suo intervento da Palm Beach, tanto negli Stati Uniti quanto nelle crisi estere dove l’America gioca un ruolo tutt’altro che secondario. Davanti alla guerra che imperversa in Medio Oriente, Trump lancia un messaggio-ultimatum ad Hamas e a tutte le forze filo-Iran (qui il nostro focus, ndr): «se non saranno liberati gli ostaggi israeliani entro il mio insediamento, sarà l’inferno». È fortissima la critica alla politica estera del suo predecessore Joe Biden, specie per il caos emerso in Ucraina e Medio Oriente: con la “dottrina repubblicana” durante la prima Presidenza Trump, si è battuto lo Stato Islamico e non si sono iniziate nuove “guerre”. La risultanza è però che dopo gli ultimi 4 anni, accusa il Presidente, è «esploso il mondo» tra Russia, Ucraina e Israele-Palestina.
Anche per questo insorgere internazionale di un (dis)ordine mondiale, Trump all’America annuncia l’imminente richiesta degli Stati Uniti agli alleati nella NATO di elevare ulteriormente le spese militari per contribuire all’Alleanza generale: «gli alleati della Nato dovrebbero spendere il 5% del Pil», ovvero ben oltre il 2% già al momento complicato da rispettare per molti Paesi, Italia inclusa. Capitolo finale, non da poco, è il tema sollevato ieri dall’intervento della Casa Bianca che ha vietato di fatto quasi interamente sulle coste USA le trivellazioni offshore di petrolio e gas: Trump promette che immediatamente cancellerà il “ban” dei Dem, continuando invece a trivellare facendo così scendere i prezzi dell’energia in maniera molto più diretta.