LA PRECISAZIONE DI DONATELLA DI CESARE DOPO IL POST RIMOSSO PRO-BALZERANI: “SONO PACIFISTA, SONO STATA FRAINTESA”

Quando la toppa è peggio del buco. Le due interviste rilasciate a “LaPresse” e “La Stampa” da Donatella Di Cesare erano nell’intenzione originaria probabilmente il modo per rispondere alle polemiche scattate ieri dopo il post su Barbara Balzerani. La morte di una ex brigatista (mai pentita), il post di elogio, la bufera politica e la rimozione: sono state ore complesse quelle per la filosofa docente dell’Università La Sapienza dopo il suo messaggio di elogio funebre per la morte della Br Balzerani, Quel «la tua rivoluzione è stata anche la mia» oltre a sconcertare la rettrice dell’ateneo romano, ha scatenato la bufera politica con il Centrodestra, alcuni esponenti del Pd e le associazioni delle vittime Br che non hanno affatto gradito la vicinanza e la mancata condanna per un personaggio che non ha mai rinnegato le proprie idee: idee che la portarono nella squadra che sequestrò Aldo Moro o che si macchiò di diversi altri atti terroristici contro lo Stato.



Si arriva dunque ad una prima precisazione che vede Donatella Di Cesare sottolineare a “LaPresse” di avere scritto e poi rimosso il post sui propri canali social per una sorta di fraintendimento generato fuori dalla sue intenzioni: «Appartengo a quella generazione, ma non ho mai condiviso in nessun modo i metodi violenti. Lo dimostra quello che ho detto, scritto e insegnato. Volevamo una trasformazione radicale della società, un mondo senza guerre, senza discriminazioni e ingiustizie sociali. Alcuni hanno preso la via della lotta armata». Secondo Di Cesare, nulla si risolve ricorrendo alle armi, ma allo stesso tempo restano gli anni Settanta, «una stagione anche di grandi conquiste, senza le quali l’Italia non sarebbe oggi il paese democratico che è e che deve restare». A domanda diretta sul perché allora abbia poi rimosso il post, la filosofia ordinaria di Filosofia Teoretica in UniSapienza replica, «perché ho visto che non solo veniva frainteso ma veniva anche utilizzato per scatenare una polemica: mi inquieta se ci sono esponenti politici o di partiti che vanno in cerca di pretesti per colpire alcune persone in particolare o quelli che la pensano diversamente».



DI CESARE: “COMPASSIONE UMANA PER BALZERANI MA NON GIUSTIFICO LE VIOLENZE”

In una lunga intervista poi oggi rilasciata a “La Stampa”, Donatella Di Cesare torna ovviamente sulle parole usate per elogiare la memoria di Barbara Balzerani e si “infila” in giustificazioni che per l’appunto ci paiono decisamente peggiori rispetto all’imbarazzo già creato con quel post social poi cancellato. «L’ho scritto per affermare compassione umana rispetto a una persona che scompare», ma non solo: il post è stato poi cancellato perché stava dando adito a dei «fraintendimenti e anche a interpretazioni pretestuose». Come sempre il tema – già visto ad esempio di recente sul “caso” Chiara Ferragni – è il fraintendimento di altri e mai una responsabilità o addirittura errore personale.



Se giustamente Di Cesare sottolinea in più parti nell’intervista di essere una convinta pacifista e di voler condannare ogni possibile azione armata e violenta, tanto del passato quanto del presente, resta quel senso di “nostalgia” per gli anni Settanta sotto il profilo culturale e di battaglie: «La mia generazione guardava al futuro e pensava al cambiamento, a un mondo senza discriminazioni, senza guerre, senza ingiustizie sociali, e mi chiedo cosa sarebbe l’Italia di oggi senza le lotte di quegli anni. Io scelsi il femminismo, quegli anni non possono essere ridotti al terrorismo». Di Cesare ribadisce di essere una «pacifista internazionalista femminista» e convinta che con le armi non si risolve nulla, per questo non giustifica le azioni delle Brigate Rosse come Balzerani: ma – c’è sempre un “ma” – «Alcuni ideali importanti, soprattutto l’aspirazione a cambiare il mondo, era un tratto distintivo di quella generazione». Con la brigatista morta lo scorso 4 marzo c’è stata «vicinanza generazionale» e «compassione umana» ma non viene giustificata la violenza usate dalle Br. La chiosa però sembra in parte far “rimangiare” tale giudizio, laddove Di Cesare spiega che in Italia vi è stato in quegli anni uno scontro ai limiti della guerra civile: «per quanto mi riguarda ritengo che da sinistra ci sia stata una rivoluzione politica, etica e culturale che va riconosciuta. Per quanto riguarda la destra, conosciamo la storia». Perciò l’estremismo di destra è solo bieco fascismo (“traduciamo” noi per tirare le somme, ndr), mentre quello di sinistra si è nel più classico caso dei “compagni che sbagliano”. Nel caso di Balzerani però, oltre all’errore vi fu anche il sangue di vittime in carne ed ossa: questo forse varrebbe la pena ricordarlo oltre lo “scontro politico” legittimo.