Donatella Rettore torna a parlare delle polemiche che l’hanno travolta ai tempi del suo singolo ‘Kobra’, tra la censura e il successo dovuto proprio a Radio Vaticana. “C’erano tanti sacerdoti non italiani, che amavano la musica e che non stavano tanto a badare al testo – commenta tra le pagine de la Verità, spiegando l’incredibile trampolino di lancio offerto da Radio Vaticana – Gli stranieri mi hanno sempre stimato moltissimo. Agli italiani in proporzione sono piaciuta meno, forse perché non appaio come tipicamente italiana”.
‘Kobra’ avrebbe dovuto passare attraverso le forbici della censura, come spiega la stessa Donatella Rettore: “mi aspettavo che togliessero parti come ‘il cobra si snoda, si gira, mi inchioda, mi chiude la bocca, mi stringe, mi tocca’. Invece rimase tutto intatto, tranne la frase finale: ‘Quando amo’. Cioè il s*sso sì e l’amore no. Mi venne il sospetto che i censori fossero più progressisti di me”. Ricorda che “la strofa fu omessa dal testo stampato nell’lp, ma io non l’ho mai tagliata dal vivo”. Anche ‘Lamette’ scatenò numerose polemiche, questa volta all’interno di Famiglia Cristiana: “più che il giornale, si arrabbiò un cardinale. Disse che avevo martoriato la sua estate e ne rido ancora, perché gli avevo fatto un dispetto attraverso i suoi nipoti”. E rigetta ogni accusa legata a un presunto inno al suicidio: “ma quando mai. Ho cresciuto una generazione vivace e non certo depressa”.
Donatella Rettore: “fischiata da femministe, le donne devono cambiare”
Donatella Rettore non è mai stata nuova non solo alla censura, ma anche alle critiche e alle polemiche per la sua musica e per il suo modo di essere. Come sottolinea La Verità nell’intervista, fu paragonata a Renato Zero “al femminile” e a De Gregori “in gonnella”. Ma Donatella Rettore replica seccamente che “non imitavo nessuno. Io sono io e basta. Sui generis, unica. Perché cercare un dualismo con maschi? La battaglia delle donne non è purtroppo ancora finita. Pensavo che le lotte femministe avrebbero avuto un punto d’arrivo, ma non è così”.
Donatella Rettore nella sua vita ha anche attirato le ire di alcune femministe: “Dovevo cantare a piazza Farnese, e appena salii sul palco partirono i ‘buuu’ – ricorda a La Verità – Mi assicurarono che avevo cantato meglio di tutti, ma avevo dato fastidio per come ero vestita. È stato lì che ho capito che non bisogna tanto cambiare gli uomini, quanto le donne che non capiscono che la femminilità, l’essere belle e graziose, non è un danno”.