SANDRO DONATI: IL CASO POGBA E LE COLPE DELLA JUVENTUS
Il caso doping di Paul Pogba ha riportato l’attenzione su questo tema sempre molto delicato, Il Fatto Quotidiano ne ha parlato con Sandro Donati, storico paladino della lotta contro il doping in Italia e ultimo allenatore di Alex Schwazer, la cui vicenda continua a far discutere. In una intervista per la nota testata, Donati ha quindi toccato entrambi i temi e il suo giudizio su Paul Pogba è molto duro: al giorno d’oggi non si può più accettare che un professionista di quel calibro prenda ‘per sbaglio’ un integratore che contenga una sostanza dopante: “Nel 2023 c’è una vasta informazione a disposizione degli atleti. Pogba è un calciatore francese, ovvero di un Paese che vent’anni fa fu all’avanguardia nella lotta al doping. La Francia aveva un’ottima struttura, ma è stata smantellata in parte dalla Wada, l’agenzia mondiale antidoping”.
Si punta su un’azione centralizzata e focalizzata sullo sport d’élite, questo per Donati “sul piano culturale è un errore gravissimo”. Con Pogba la Juventus è di nuovo coinvolta in una vicenda di doping: “Dopo tutto quello che è accaduto oltre vent’anni fa, mi sarei aspettato che professionisti super pagati fossero sottoposti ad analisi interne, anche per evitare errori involontari. Mi sembra incredibile che invece queste misure non siano prese in considerazione da un club come la Juventus” è il giudizio in merito da parte di Sandro Donati, che dunque ritiene che pure la società bianconera abbia delle precise responsabilità nella positività al doping per testosterone di Paul Pogba.
SANDRO DONATI PESSIMISTA SU ALEX SCHWAZER A PARIGI 2024
Per quanto riguarda Alex Schwazer, la serie tv dedicata al marciatore altoatesino ha avuto ottimi ascolti. Lo stesso Sandro Donati vi aveva collaborato in fase di realizzazione, anche se “l’ho vista una volta sola per non farmi ulteriormente del male. Mi fa piacere che abbia ricevuto un indice di gradimento altissimo. Un dato che dovrebbe indurre qualcuno a riflettere”. Walter Pelino, il magistrato che si è occupato della vicenda Schwazer, allude nella sua ordinanza a una macchinazione ai danni dell’atleta; Donati in merito ritiene “sconcertante che i rappresentanti dell’agenzia antidoping italiana non abbiano avuto nulla da eccepire. Dopo l’ordinanza, il giudice è diventato il nemico. Ho una domanda: perché, se è stata giudicata delirante l’ordinanza di Bolzano, non c’è stata una querela da parte della Wada?”.
Per Sandro Donati il divieto imposto ad Alex Schwazer di partecipare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 resta una ferita aperta: “Il sistema non poteva sopportare l’idea di un atleta che, voltando le spalle al doping, era riuscito ugualmente a vincere. Allo stesso modo, non poteva essere accettato che si imponesse un allenatore estraneo alla marcia”. Al fianco di Donati su questa vicenda, sono rimasti solamente alcuni giornalisti e pochissimi dirigenti, cioè “il presidente del Coni Giovanni Malagò e l’attuale segretario generale del Coni Carlo Mornati. Malagò ha cercato di stimolare una revisione”. Il sogno sarebbe quello di vedere Alex Schwazer almeno a Parigi 2024, ma Sandro Donati è pessimista: “Il sistema non lo vuole. Lo dimostra già il fatto che ha segnalato di aver diritto a uno sconto di pena ed è subito iniziato il rimpallo delle responsabilità per non farlo partecipare”.