Donato Bilancia, chi è: serial killer morto di Covid
Il Tg1 del 18 dicembre 2020 annunciò la morte di Donato Bilancia, fino ad allora considerato il più spietato e noto serial killer italiano. E’ lui il protagonista della puntata di Un giorno in pretura in onda nella terza serata di oggi su Rai3. Bilancia, detto Walter, era detenuto nel carcere Due Palazzi di Padova dove stava scontando i suoi 13 ergastoli per i 17 delitti commessi nel corso della sua lunga carriera criminale. Di lui si tornò a parlare nei Tg nazionali per via di una inattesa notizia: la sua morte. Ad ucciderlo fu un virus altrettanto spietato, il Covid, che non gli lasciò scampo.
Prima di allora, nel 2017, si era tornati a parlare di Donato Bilancia per via di quel primo permesso ottenuto e che gli permise di trascorrere un giorno fuori dal carcere, che tanto fece discutere. Per la prima volta dopo 20 anni di reclusione, al serial killer fu data la possibilità di lasciare per poche ore la sua cella per recarsi sulla tomba dei suoi genitori, scortato a vista. Dopo quel piccolo spiraglio Donato Bilancia avviò la sua battaglia per la libertà, percorrendo prima la strada della revisione del processo, poi quella della Cassazione, facendo leva sulla possibilità di poter essere giudicato con rito alternativo, ovvero l’abbreviato, introdotto solo dopo le sue condanne. Una lotta che tuttavia è stata interrotta definitivamente con la sua morte a causa del Covid.
Donato Bilancia: la sua carriera criminale
La carriera criminale di Donato Bilancia ebbe iniziò prestissimo: aveva appena 15 anni quando iniziarono i primi guai con la giustizia che andarono avanti fino al 1974 con il suo primo arresto per furto, quando fu colto in flagrante. Due anni dopo Donato Bilancia fu arrestato per rapina ma riuscì ad evadere dal carcere. La sua attività di ladro fu accompagnata da quella di giocatore d’azzardo incallito. Altissime le somme giocate ed anche quelle perse. Molti i debiti sempre però pagati. A segnare definitivamente la sua vita fu il suicidio del fratello che si gettò con il figlioletto di 4 anni sotto un treno.
Il suo primo delitto fu commesso nel 1997 a Genova e da quel momento la scia di sangue proseguì avendo come vittime soprattutto biscazzieri. Dal 9 marzo 1998 iniziarono gli omicidi delle prostitute che andarono avanti per tutto il mese, salvo poi cambiare improvvisamente modalità e tipologia di vittime dopo la testimonianza di una donna che riuscì a fornire un identikit. La svolta avvenne quasi casualmente per via del mancato passaggio di proprietà denunciato da un amico ignaro dei suoi crimini. Dalle multe ricevute e dai mancati pedaggi autostradali emersero una serie di corrispondenze che portarono dritte a Donato Bilancia come autore di tutti quei delitti.
Processi e condanne di Donato Bilancia
L’arresto di Donato Bilancia avvenne il 6 maggio 1998. Per ben 17 omicidi che gli furono contestati fu condannato a 13 ergastoli mentre ad ulteriori 16 anni di reclusione per il tentato omicidio di Lorena Castro, la donna che ne permise di fare l’identikit e che intervenne nel corso dei processi a carico del serial killer. Dopo essere stato detenuto presso la casa circondariale Marassi, nel 2000 fu trasferito nel carcere di Chiavari dove però fu protagonista di minacce agli agenti che gli costò cinque anni dopo un nuovo processo. Fu quindi trasferito nel carcere di Padova.
Qui Donato Bilancia trascorse 11 anni in isolamento durante i quali pensò più volte al suicidio senza tuttavia mai trovare il coraggio di metterlo in pratica. Sempre in carcere conseguì il diploma in ragioneria e si iscrisse persino all’Università. Negli ultimi anni aveva più volte tentato di percorrere la strada verso la libertà ma fu considerato “ancora pericoloso”. Poi il Covid, a causa di un focolaio esploso in carcere all’inizio del dicembre 2020. Donato Bilancia fu l’unico a necessitare del ricovero ma abbattuto per il recente rifiuto del permesso premio rifiutò anche le cure lasciandosi morire.