Nato a Potenza nel 1951, Donato Bilancia è noto alle cronache come “il mostro dei treni”, serial killer accusato di 17 omicidi e condannato a 13 ergastoli. Una storia criminale sconvolgente che ha visto il suo nome impresso tra le pagine più sinistre e sanguinose che l’Italia ricordi, raccontata in documentari e libri e ancora oggi capace di far vibrare i più atroci dei ricordi. Donato Bilancia è morto nel dicembre 2020, durante la pandemia da Covid, mentre si trovava detenuto nel carcere di Padova.



Conosciuto anche come il “serial killer delle prostitute”, avrebbe commesso il primo delitto all’età di 46 anni ed è stato ritenuto responsabile della morte di 17 persone, assassinate in appena sei mesi, dal 1997 al 1998, tra la Liguria e il Piemonte. Uomini e donne vittime della sua mano spietata e senza rimorsi. L’arresto di Donato Bilancia è avvenuto nel 1998, inchiodato dall’auto usata per alcuni spostamenti nelle aree di interesse investigativo. Era figlio di una casalinga e di un impiegato e per anni, nella fase della sua esistenza precedente all’escalation omicidiaria, avrebbe commesso reati minori rispetto a quelli che lo avrebbero visto finire in cella per il resto della sua vita. Furti e gioco d’azzardo come trame centrali della sua storia prima che sfociasse in una spirale di violenza senza precedenti. Oltre ai 13 ergastoli incassati per i 17 omicidi di cui è stato riconosciuto responsabile, Donato Bilancia è stato condannato a 16 anni di reclusione per un tentato omicidio.



Quando Donato Bilancia disse: “Penso di essere un folle lucido”

Le perizie psichiatriche a cui Donato Bilancia sarebbe stato sottoposto sarebbero arrivate a un comune esito escludendo l’incapacità di intendere e volere al momento dei delitti. Lo stesso serial killer descrisse così il suo profilo davanti al pm, in sede di confessione, nel maggio 1998 a margine dell’arresto: “Dal punto di vista delle motivazioni, io penso di essere un folle, ma un folle lucido credo. Son convinto che in me qualcosa non va perché non si può fare una cosa di questo tipo, comunque sono responsabile di tutto quello che mi viene accreditato“.



Nei 22 anni trascorsi in detenzione, Donato Bilancia avrebbe conseguito il diploma di ragioniere e si sarebbe laureato in Progettazione e gestione del turismo culturale. Davanti agli inquirenti aveva confessato tutto senza dirsi pentito. Mai un barlume di rimorso. Mai, nel suo racconto, il profilo di un movente che potesse tracciare con precisione la geometria di una azione tanto efferata quanto reiterata in una così rapida successione. 17 morti in sei mesi, confessati senza troppi giri di parole. Da ladro di professione e giocatore d’azzardo ad assassino seriale capace di seminare il panico nel Paese, Donato Bilancia è morto in carcere all’età di 69 anni. Ho sempre vissuto del mio non onesto lavoro, del mio lavoro di ladro – disse al pm –, che mi ha permesso di avere una vita più che agiata. Come giocatore (d’azzardo, ndr), un disastro…“.