Doveva essere un’offensiva lampo, quella russa nel Donbass, in realtà sono ormai passati mesi e le truppe di Mosca non avanzano quasi più o avanzano di pochissimo. Già alla fine di aprile Mosca controllava il 95% del Lugansk e se è vero che adesso possono trionfalmente annunciare di averne preso il totale possesso, si tratta di una avanzata di circa 30 chilometri in due mesi e mezzo di combattimenti. Tutto questo mentre gli ucraini hanno ripreso il controllo di un territorio grande il doppio, a Kharkiv e vicino a Kherson.
A fare la differenza, ci ha spiegato in questa intervista il generale Carlo Jean, esperto di strategia, docente e opinionista “è la riduzione dei bombardamenti dell’artiglieria russa, il numero dei colpi è diminuito da circa 60, 70mila al giorno a circa a 40mila. Fino a poche settimane fa martellavano le linee ucraine, si parlava di mille soldati uccisi al giorno, adesso questo martellamento è drasticamente ridotto perché mancano i rifornimenti di munizioni”. Motivo di tutto questo è l’arrivo dei primi micidiali lanciarazzi mobili americani Himars, il cui numero dovrebbe raddoppiare entro la fine di luglio.
Al momento i lanciarazzi americani Himars in azione sono otto, ma da quanto si dice hanno già ottenuto risultati decisivi. Che ne pensa?
Sicuramente mezzi di fuoco di quella precisione oltre alla potenza sono capaci di cambiare le sorti di una battaglia. La loro caratteristica vincente è che sono guidati via satellite e non possono essere intercettati, ogni colpo arriva sul bersaglio.
Sembra che l’annunciata avanzata decisiva russa si sia fermata: questi lanciarazzi possono garantire una svolta decisiva nella guerra?
Molti depositi di munizioni sono stati colpiti, i russi non possono più usare i rifornimenti tramite ferrovia, devono usare camion carichi di munizioni con grosse difficoltà logistiche. Hanno subito forti perdite e devono riordinare le forze. Nonostante questo continueranno ad avere superiorità di fuoco. Hanno nelle retrovie depositi giganteschi di armi e munizioni che risalgono alla Guerra fredda. Certamente i bombardamenti ucraini hanno fatti pesanti danni, sarebbero stati distrutti dieci depositi di munizioni per l’artiglieria, depositi di carburante, e anche caserme nelle retrovie.
Avevamo visto le truppe ucraine ritirarsi in gran fretta e sembrava che i russi stessero completando l’annunciata manovra di accerchiamento. Cosa è successo in realtà?
Quella manovra è fallita.
Come mai?
L’operazione consisteva nel mandare avanti fanteria e carri armati i quali hanno dovuto fare i conti con la fanteria ucraina che si difende in maniera davvero eroica. Hanno inflitto perdite enormi ai russi che dispongono anche di un numero di truppe di terra piuttosto scarso.
Si dice infatti che Putin vista la situazione stia pensando di mandare al fronte detenuti delle carceri: è una cosa realistica?
Non sarebbe la prima volta che succede una cosa del genere. I detenuti vengono spesso utilizzati quando ci sono forti livelli di logoramento. Si mandano al fronte con il doppio vantaggio di avere nuove forze in prima linea e allo stesso tempo eliminare criminali risparmiando sulle carceri.
A inizio del conflitto si era parlato molto di milizie cecene, guerrieri in grado di scatenare l’inferno, ma non sembra abbiano ottenuto particolari vittorie.
Noi non sappiamo quello che succede al fronte. I ceceni ad esempio sono stati utilizzati durante l’assedio all’acciaieria di Mariupol. I russi impiegano molte milizie di Paesi amici perché così combattono salvaguardando il più possibile i propri cittadini, cosa che potrebbe scatenare proteste di piazza.
Nelle ultime ore si è tenuto un incontro in Turchia tra rappresentanti di Kiev e di Mosca, sembra si sia raggiunto un accordo per sbloccare l’esportazione del grano. Potrebbe essere un indicatore positivo per la ripresa delle trattative?
I russi devono cedere su questo, non possono rischiare di affamare il terzo mondo che fino ad oggi li ha sostenuti all’Onu. Rischierebbero che i Paesi africani si rivoltino contro di loro.
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