LUCA DONINELLI: “DON GIUSSANI E IL SENSO RELIGIOSO, UNA LEZIONE PER TUTTI”

Cento anni dopo la nascita del Servo di Dio Don Luigi Giussani, Bur-Rizzoli ha deciso di pubblicare una nuova edizione de “Il senso religioso”, il primo volume del PerCorso scritto dal fondatore di Comunione e Liberazione. Su “Il Giornale” è lo scrittore Luca Doninelli a ricordare l’insegnamento di Don Giussani inserito nelle dense pagine de “Il senso religioso”, alla vigilia della presentazione pubblica della nuova Scuola di Comunità della Fraternità di CL prevista per oggi 2 maggio 2023 alle ore 21 presso il Teatro Dal Verme di Milano.



«Il giovane sacerdote Luigi Giussani, trentadue anni, nel 1954 inizia a insegnare religione al Liceo Statale G. Berchet di Milano. Gli è già stato annunciato un avvenire radioso. Potrebbe diventare un grande teologo, o un grande antropologo. Invece decide di entrare nella scuola pubblica e sfidare una mentalità che vede affermarsi nel cuore di una società dove per il cattolicesimo tutto sembra andare a gonfie vele»: così Doninelli descrive gli inizi di quell’esperienza che diede tra i frutti più imponenti la nascita del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione. Secondo Doninelli la centralità di fede e realtà ne “Il senso religioso” si lega ad un fatto così “piccolo” eppure così triste come l’abbandono del neonato morto in un cassonetto a Milano qualche giorno lo scorso 29 aprile. «Penso a quel bimbo e ai suoi genitori, e la domanda che mi pongo è una sola: un uomo è questa cosa?», si chiede lo scrittore milanese, unendo la “risposta” alla figura del sacerdote originario di Desio. Don Giussani avrebbe potuto divenire un grande teologo così come un grande antropologo: «Ma il verso di un Salmo lo incalzava: che cos’è un uomo, che di lui ti ricordi? Non l’Uomo in generale, non l’Umanità, ma quest’uomo che incontro sul treno, in ospedale, all’ufficio postale, al bar, al cimitero».



“DON GIUSSANI CI FA STARE DI FRONTE ALLA REALTÀ IN MODO SANO”: L’INVITO DI DONINELLI

Quella realtà che, seguendo l’esempio di Doninelli, si trova anche in quel mistero doloroso del bimbo abbandonato in un cassonetto: «quel povero bambino, morto e gettato in un cassonetto. Una realtà cancellata, dimenticata, obliterata. Questo accade oggi, ma le sue premesse c’erano già a quel tempo. Nei trionfi della Chiesa si stava perdendo il senso dell’uomo, per questo il giovane prete Luigi Giussani andò a fare l’insegnante e da lui nacque, senza che egli se lo fosse mai proposto, il movimento di Comunione e Liberazione». Il Servo di Dio chiamato “Don Giuss” da amici e studenti non intendeva voler proporre un “nuovo” cristianesimo, men che meno recuperare i valori delle origini cristiane: «Quello che intese dire ai ragazzi del liceo Berchet, rispondendo alle loro obiezioni moderne (può un uomo di oggi credere sinceramente nella Resurrezione?, si domandava Dostoevskij), era ciò che aveva imparato da sua madre, da bambino, e che sua madre aveva appreso dai suoi genitori, dal suo parroco, e così via, di generazione in generazione, fino a quell’avvenimento – il Verbo fatto Carne – da cui ebbe inizio l’avventura cristiana», scrive ancora sul “Giornale” Luca Doninelli.



Il cristianesimo insegnato da Don Giussani era una fede “corpo a corpo”, racconta ancora lo scrittore e autore: non discorsi ma fatti, abbracci, sofferenze, gioie. «CL non nacque per iniziativa di don Giussani, ma di un gruppo sempre più grande di giovani che, da un certo momento in poi, si accorsero di non poter più prescindere dal rapporto con quell’uomo»: “Il senso religioso” racconta tutto questo, è un libro non solo per credenti cristiani, ma «per tutti gli uomini che prendono sul serio la propria umanità». Di fronte ad una madre o un padre che perdevano il proprio figlio, Don Giussani – scrive Doninelli – non rispondeva con un discorso consolatorio o parlando del “destino di Dio”: «rispondeva con il dolore, le lacrime e un abbraccio. Non è di questo abbraccio, di questo bacio che tutti noi abbiamo bisogno?». Ancora oggi l’essere umano ha bisogno di qualcuno che aiuti a stare di fronte alla realtà in maniera «semplice e sana» come faceva Don Giussani: «Noi abbiamo paura della realtà, oppure vogliamo dominarla a nostro piacimento. Ma la realtà non è un mostro da cui fuggire, né qualcosa a cui rassegnarsi o in cui cercare lo specchio di quello che vogliamo essere: è la via maestra (come Virgilio per Dante), la radice della ragione umana, che è essenzialmente questo: un’apertura, uno spalancamento alla realtà tutta intera». Solo dentro un abbraccio il cammino dell’esistenza è possibile affrontarla, conclude Doninelli: «Questo è ciò che, dal primo all’ultimo istante della sua vita, ha cercato di fare don Giussani».