Vito Riccardi, infermiere di Matera, ha raccontato a NurseTimes di avere aiutato una donna che stava partorendo in casa. A chiamarlo, all’alba, è stata Giulia (nome di fantasia), la mamma di Flavia (nome di fantasia), la diretta interessata. Inizialmente pensava di doverla soltanto rassicurare prima che si recassero in ospedale, ma non è stato così. Le acque infatti si erano rotte e le contrazioni erano ravvicinate. “In fretta ho cercato di aprire le IPA (istruzioni pre-arrivo). ‘L’ambulanza arriva con un medico, voi ascoltate le mie indicazioni e tutto andrà per il meglio’, ho detto”, ha ricordato.
Il parto, tuttavia, era imminente. Per l’infermiere stesso è stato un episodio inaspettato. “Diciamocelo, quante volte capita? Un arresto cardiaco bene o male lo sai gestire, una valutazione del paziente, anche telefonica, la sai gestire, chiedi se respira, se il torace fa su e giù, se è cosciente. Ma una nascita? La teoria è facile, la pratica un po’ meno, l’empatia del momento, le dieci ore di notte passate pesano”. La nonna, a quel punto, si è ritrovata a dovere fare da ostetrica. “È rimasta calma, ha ascoltato quello che le dicevo, lei è stata i miei occhi e le mie mani”.
Donna partorisce a casa in videochiamata con infermiere: il racconto di Vito Riccardi
Il parto di Flavia, per fortuna, è stato semplice, anche grazie all’aiuto di Vito Riccardi, l’infermiere che l’ha assistita per telefono. Qualche spinta e la testa è uscita completamente. A osservare il volto della bimba, è stata nonna Giulia. “Il tempo che cerco di valutare la situazione e si sente un urlo disumano, con la voce rotta dal pianto mi dice che il corpo era uscito completamente. Adesso è il momento più delicato, il cordone ombelicale, bisogna controllare che non sia presente un giro attorno al collo, la nonna conferma che va tutto bene. Sento il primo vagito, poi un altro suono, è la voce del padre, fino a quel momento in modalità silenziosa”.
È a quel punto che l’infermiere interrompe la telefonata e avvia la videochiamata dal computer. “Ho bisogno di vedere, devo valutare tutto, il colorito, il respiro, la flessione degli arti, se davvero il cordone non gira attorno al collo. Vedo la bimba e a voce alta faccio una sorta di check. Non è cianotica, respira e piange”. A quel punto l’ambulanza è arrivata ed è il momento di salutarsi. “Mi dicono ‘grazie’. Sarò anche un metro e novanta, peserò anche cento e passa chili, sarò burbero, scontroso, polemico, ma a quel ‘grazie’ mi sono scesi due lacrimoni immensi, è stato molto provante dal punto di vista emotivo. Mi si è sciolto il cuore”, così si conclude il racconto.