Un nuovo documentario su Donna Summer racconta un volto inedito dell’artista. L’opera che racconta la cantante, morta di cancro ai polmoni nel 2012, vede come co-regista del film, intitolato Love to Love You, sua figlia, Brooklyn Sudano. Proprio lei ha convinto diverse personalità della famiglia ad aprirsi davanti alla telecamera. Tra queste, i fratelli della cantante, suo marito, cantautore Bruce Sudano e le sorelle della co-regista.
Nel documentario ci sono anche interviste d’epoca con i genitori della cantante, registrate nel corso degli anni con la stessa Donna Summer. Si tratta di un film di quasi due ore, una sorta di immersione nei meccanismi interni della famiglia. A Indipendent, la figlia ha spiegato: “Quando pensi che la tua famiglia sia una cosa e ricevi queste nuove informazioni che ti fanno capire che la dinamica fosse completamente diversa, ti scuote”. Secondo il co-regista, Roger Ross William, “In questo film, stai guardando una famiglia conversare per la prima volta su cose di cui è difficile parlare”.
Storie di abusi
Il film copre gli aspetti più creativi della vita di Donna Summer ma affronta anche la storia degli abusi sessuali subiti dalla cantante e dai tanti traumi che ha dovuto affrontare nella vita. Tra i vari temi si parla anche delle aggressioni fisiche e della contemplazione del suicidio da parte dell’artista. Cresciuta in un quartiere operaio di Boston, Summer ha trascorso gran parte della sua prima infanzia in chiesa, dove ha iniziato a cantare. Qui però è stata abusata all’età di 15 anni, tenendo il segreto per sé per anni.
“La chiesa era dove ha trovato la sua voce ma poi, essere abusata sessualmente dal pastore di quella chiesa mentre cercava di aggrapparsi alla fede, è stata per lei una lotta interiore enorme” ha spiegato il co-regista William. Da lì a poco la cantante sarebbe diventata un simbolo erotico ma secondo la figlia “Questo andava contro la sua personalità naturale”. Sudano ha proseguito: “Non è mai stata quella carina. Era il pagliaccio della classe. Era anche quella teatrale, un interesse che ha portato alla sua prima svolta”.