Molti di voi non la conosceranno, ma la donna di cui stiamo per parlarvi è una grande voce della musica italiana. Stiamo parlando di Senhit Zadik, meglio conosciuta come Senit, donna energica di origini eritree ma nata a Bologna, che dedica la sua vita alla musica, al canto e all’intrattenimento. Qualche cenno alla sua vita professionale: ha partecipato ad alcuni musical Disney, come Il Re Leone, ha all’attivo tre album in lingua inglese e tradotti in vari paesi. Oltre alla carriera, c’è anche un forte impegno umano dietro questa donna, come il forte coinvolgimento emotivo circa i recenti fatti di Lampedusa. Ma vediamo cosa ci ha raccontato.
Hai mai avuto problemi nelle interazioni sociali a causa della tua differenza di origine, anche se sei nata in Italia?
Assolutamente no. Sono stata cresciuta da genitori eritrei, ma in Italia. Quindi ci hanno cresciuto con una mentalità italiana, sia me che mia sorella e mio fratello. Non abbiamo mai avuto problemi gravi, nessuna aggressione o comportamenti razzista. Mi ritengo anche molto fortunata, perché conosco altre persone che hanno avuto molti più problemi, ma penso dipenda dal carattere: siamo sempre stati molto aperti e non abbiamo dato peso alle offese, ridendoci sopra. Nemmeno i miei fratelli hanno avuto problemi.
Nonostante tu sia stata cresciuta sin da piccola con una mentalità italiana, hai avuto in ogni caso influenze del tuo paese d’origine?
Per quanto i miei genitori mi abbiano cresciuta con cibo e religione italiani, non si sono mai dimenticati dell’Eritrea, infatti abbiamo spesso partecipato a raduni della comunità eritrea di Bologna, dove ho anche cantato e intrattenuto. Sotto sotto ho sicuramente una grande energia africana, ma non so se sia dovuta solo alla mia professione o derivi anche dal mio carattere personale. Mi sento a metà tra le due culture.
Quindi possiamo parlare di “biculturalismo”?
Assolutamente, inoltre sono rimasta in contatto con il mio paese, dove mio papà è tornato dopo aver smesso di lavorare. Ormai io e i miei fratelli siamo grandi e lui può tornare a casa. Anch’io ci torno spesso, una volta all’anno, là ci sono anche nonna e cugini. Sono legatissima al mio paese, infatti ho fatto anche un tour in Eritrea per una televisione inglese, riunendo artisti eritrei da tutto il mondo, per sollecitare il popolo eritreo a non darsi per vinto. Se ce l’abbiamo fatta noi, ce la potete fare anche voi, questo era il tema.
Proprio in virtù del tuo forte legame con l’Eritrea, come hai reagito ai recenti fatti delle stragi di Lampedusa?
Ne sono stata particolarmente colpita, perché la maggior parte degli immigrati erano eritrei. Fortunatamente non conoscevo nessuna delle persone coinvolte, ma vedendo anche la reazione dell’Italia, sono molto combattuta: queste persone sono disperate e scappano dal loro paese per essere accolte, ma spesso ci sono forti ostilità. E’ anche vero che l’Italia comincia a rendersi conto che ora ci sono un po’ troppe persone; secondo me i Paesi europei dovrebbero riunirsi e cercar di trovare una soluzione tutti insieme, innanzitutto cercando di aiutare le persone nel paese di provenienza, per non farle scappare dalla loro terra. Per quanto io mi ritenga fortunata nell’essere cresciuta in Italia perché è un posto bellissimo e molto accogliente, tuttavia è poco tollerante sotto i vari aspetti, e per questo siamo molto spaventati. Capisco gli eritrei perché laggiù c’è una povertà apocalittica, ma capisco anche la posizionedegli italiani, che sono spaventati.
Colleghiamo il tuo pensiero sulla situazione sociale alla tua carriera, ad esempio nel tuo terzo album c’è un brano ‘Work Hard’, che dà l’odea dell’unione tra le etnie. Perché legare il video a questa canzone? Qual è il messaggio?
Il messaggio di fondo è che devi davvero lavorare duro per ottenere qualcosa, qualunque cosa sia, riguarda me, come la ragazza americana e altre persone di colore. Abbiamo anche avuto la fortuna di girarlo a Los Angeles, città multietnica per eccellenza. E’ iniziato per caso, poi abbiamo visto che il progetto stava funzionando bene e siamo riusciti proprio a trasmettere questo pensiero: ‘You have to work hard’, devi lavorare duro per diventare quello che vuoi davvero.
E tu, cosa vorresti diventare? Hai lasciato prevalere il canto su quello che hai studiato. Inizialmente nato come hobby, è diventata la tua professione: perché?
E’ nato tutto come un gioco: è successo per caso, mentre canticchiavo in casa con mia mamma, è stata lei a trasmettermi la passione, e poi ho cominciato a cantare qua e là. Poi però volevo coinvolgere la gente sul palco, sentirmi più completa, allora ho cominciato a fare musica a 360 gradi. Sono stata introdotta nel mondo del teatro, dello spettacolo, ho avuto anche la fortuna di essere aiutata dalla Panini, perché ho giocato a lungo in una squadra di calcio femminile per beneficenza e facevo poi concerti per la Disney. Ora vorrei continuare a mettermi in gioco continuare a cantare, sono ospite fissa al programma di Barbara D’Urso, mi piacerebbe buttarmi nel cinema, nella televisione, continuare a cantare o fare qualcosa di recitativo, ma il mio fulcro è sempre la canzone.
Quali sono i tuoi progetto futuri? Sogni realizzati o ancora da realizzare?
Onestamente mi sento realizzata già ora, ho esaudito ogni desiderio. Ho avuto grandi collaborazioni per produrre il mio album e non posso che sentirmi fortunata. Ho un progetto con la televisione italiana e ho firmato un contratto con la Sony da poco. Ho in progetto un nuovo singolo, che uscirà entro la fine dell’anno ma verrà anche tradotto in inglese. Non mi pongo limiti, voglio diventare un’artista a 360 gradi globalmente e vorrei collaborare anche con altri paesi. Sto lavorando all’album, ma con i piedi di piombo per via della crisi della vendita dischi. Un titolo però non c’è ancora.
Nelle tue esperienze passate, hai collaborato anche con Massimo Ranieri: com’è stato?
Lui è stato il primo che mi ha introdotto nel teatro, che è anche la disciplina che amo in assoluto. Se dovessi avere dei figli, li introdurrei subito in quella vita. Lui è stato il mio pigmalione, è una persona severa e precisa, ma pieno di grandi cose da raccontare. Per me è stato davvero una guida, una grande persona a livello artistico e umano, molto umile. Sembra molto duro, perché ama il suo lavoro.
Hai qualche progetto di collaborazione con persone come Massimo Ranieri per il futuro?
A dire la verità, no. Ci sono molte persone che ho conosciuto nell’arco della mia carriera e mi piacerebbe un giorno mettere tanti talenti insieme, ma è difficile qui in Italia, perché penso che qui in Italia non si vada avanti nel lavoro per meritocrazia. Ci sono tante persone grandi nel mondo dello spettacolo che però non sono considerate. Mi piacerebbe organizzare degli eventi di beneficenza. Ci sono tanti che rimangono a suonare nei locali o nel garage dell’amico, qualcuno che diventa famoso solo per una canzone e poi sparisce, ed è davvero un peccato.
(Francesca Sirtori)