Vi siete mai interessati all’appartenenza religiosa dei supereroi? Se qualcuno vi chiedesse la religione di Spiderman piuttosto che di Capitan America, dell’uomo pietra piuttosto che di Batman o di Hulk, cosa rispondereste? Probabilmente nulla, poiché il tratto caratteristico di questi personaggi non si è mai identificato con una scelta religiosa, quanto con quelle doti straordinarie messe a servizio del “bene” – e qualche volta “male” – comune.



E allora cosa serve conoscere l’identità religiosa della nuova eroina partorita dalla Marvel, una delle case editrici di fumetti più famose al mondo? Kamala Khan, questo il suo nome, è una ragazza di 16 anni figlia di immigrati pakistani, residente nel New Jersey (e fin qui nulla di anormale), e – aggiungono – musulmana. Bene, diremo noi: ma, che c’entra? Cosa può interessare a un lettore di fumetti questo particolare? Interessa sapere quali sono i suoi super poteri, la sua personalità, magari anche la sua professione (importante per alcuni eroi Marvel, come Spiderman), ma la sua professione religiosa potrebbe non essere poi così importante.



Sembrerebbe, allora, che la Marvel, probabilmente a corto di idee, voglia giocare con l’identità religiosa per attirare una differente fascia di lettori. E tuttavia se si pone attenzione alle sole statistiche si scopre che in America l’islam è professato da una piccolissima minoranza, ininfluente sotto il profilo del mero rientro di profitto. 

Vi sarà allora un diverso motivo, forse più profondo della semplice operazione di marketing. Se, infatti, si legge con attenzione a chi sarà affidato il compito di scrivere le storie della nuova eroina, G. Willow Wilson, si scopre che l’autore è un musulmano neo convertito, famoso per aver scritto un album, “Cairo”, che ha avuto la fortuna di essere tradotto in molte lingue. L’autore fa sapere che la sua Kamala Khan sarà soprattutto un “personaggio reale”. Ecco allora svelato l’arcano. Più che un’operazione di marketing, quella della Marvel sembra essere un’operazione di “globalizzazione della cultura”. E sarà un operazione meritoria se si tratterà di avvicinare il pubblico americano (e perché no, anche quello europeo e italiano, in particolare) a conoscere più da vicino il mondo islamico che non è solo costituito da attacchi kamikaze, jihad o dal movimento di al-Qaeda, ma si compone di tanti uomini e donne dediti alla preghiera, al digiuno, all’elemosina volontaria – solo per citare alcune pratiche religiose. 



Viviamo in una società complessa e composita e abbiamo l’obbligo di conoscere l’altro che tante volte arriva da noi e bussa alle porte semplicemente perché si trova in difficoltà. E allo straniero derubato da tutto, il samaritano del racconto evangelico non ha chiesto l’appartenenza religiosa: lo ha aiutato riconoscendone la sola identità di persona. 

Sappiamo di essere immersi, oramai, in una società meticcia che occorre conoscere e riconoscere, come ha detto una volta il card. di Milano Angelo Scola, a proposito della comunità musulmana del capoluogo lombardo: “Non ci sono bastioni da abbattere, ma strade da percorrere per andare incontro a quest’umanità che si va mescolando”. Mescoliamoci pure, dunque, certi della nostra identità e tradizione, e dell’irriducibilità della nostra persona. 

A proposito: sapete qual è il super potere di Kamala Khan? Quello di modificare il proprio corpo, ingrandendolo o rimpicciolendolo a seconda delle circostanze. Chissà se questo potere avrà a che fare con la sua religiosità: di certo il fatto che Spiderman sia genericamente protestante, che l’uomo pietra si professi ebreo, e Hulk sia cattolico (fonti Marvel), non avrebbe aggiunto nulla alla loro presentazione di super eroi. Attendiamo, pertanto, fiduciosi i primi album da leggere per poter comprendere appieno il valore di questa scelta inconsueta.