E’ rimbalzata dall’Ansa a tutti i quotidiani on-line la notizia di una ragazzina di soli undici anni che pare sia incinta ormai al quinto mese di gravidanza; il padre è il suo ragazzo minorenne, diciassette anni, che in realtà sono un abisso: i sei anni che li dividono sono più di metà della vita di lei. Questa è la prima delle considerazioni che mi arrivano subito in mente. La notizia d’agenzia è corredata da particolari ulteriori: che anche sua madre ha partorito a tredici anni, sarà una giovanissima nonna di ventiquattro; alla faccia delle giannanannine nazionali, che ottengono una gravidanza indotta con ovuli e seme eterologhi fino oltre le sessanta primavere.



Paragone forse da non fare, inadatto: la prima una gravidanza non voluta, l’altra, consapevole, cercata, profumatamente pagata. Indesiderata versus desiderata: è nella volontà della donna il busillis, lo scandalo? In Italia, pur persistendo il calo delle nascite, aumentano gli estremi, le gravidanze delle ultra-quarantenni e quelle delle minorenni, che arrivano a essere ormai l’1 percento delle gravidanze totali, il 3 percento se si considerano anche le under 20.



Insomma abbiamo circa 2500 mamme adolescenti, minorenni. Un allarme lanciato da Save the Children, e è significativo il fatto che si stanno costruendo programmi televisivi tipo “16 anni incinta” (di matrice americana) ambientati in Italia con protagoniste ragazzine italiane. Sappiamo come anche il numero di aborti tra le minorenni non sia in calo percentuale significativo: se poi sommiamo alle interruzioni volontarie di gravidanza le prescrizioni di pillola del giorno dopo e dei cinque giorni dopo, che sono numeri di rapporti a rischio, si avverte una sana inquietudine.



Che per molti sanitari o semplici cittadini suona come: ma non sono abbastanza informate, non si proteggono, non hanno un accesso libero al consultorio, non usano il preservativo…, le nostre ragazze? Non siamo abbastanza bravi nella prevenzione? Che cosa possiamo inventarci di nuovo che le convinca? 

Per altri invece, magari dei genitori intelligenti e preoccupati, la domanda che scatta dentro è un’altra: cosa manca a nostra figlia che si sente di dare il suo corpo così precocemente a un uomo (o a un ragazzo), non si sente abbastanza amata? O, forse, ama troppo?

Che domanda terribile. Ma che si fanno in molti, che molti mi rivolgono costernati: cosa le mancava? Quando si vedono due fidanzatini che si tengono mano nella mano, che si baciano impunemente di fronte al mondo come se il mondo non fosse che pieno di loro, quando mio figlio guarda lei con una tenerezza che per me non è mai esistita: il cuore si allarga, si ha l’anima allagata dal profumo dell’amore, arriva forte come un pugno in petto la certezza che l’uomo è fatto per l’amore, per essere amato, per darsi tutto.

Eppure c’è un momento per tutto. C’è un troppo presto e un troppo tardi. C’è modo e modo. Scrivendo questo so che sarò tacciata di moralismo, bieco oscurantismo. Scusate, non prendetevela a male, parlo per me, per quello che ho visto, per gli anni passati a fianco delle donne, dei loro bambini; sono tanto vecchia ormai da aver assistito i parti delle figlie delle mie assistite. Lasciatemi parlare come una sage-femme, alla francese, una donna saggia, una mammana (la mamma delle mamme). C’è un tempo per ogni cosa, un tempo giusto. Che fa gustare al massimo il piacere di tutto. C’è il piacere dell’attesa, il piacere del desiderio. C’è lo sciupìo del tutto-e-subito, che fa ottenere ma altera il gusto. Il palato si allappa, la vita si inghippa. Diciamolo ai nostri figli: aspetta!

Ma prima dobbiamo dirlo a noi stessi: aspetta! Desidera! Ama! Insegniamo loro il gusto della rinuncia; e rinunciamo anche noi. Diciamo di sì, diciamo di no. Cerchiamo la forza di dire di no. Prima di tutto a noi, quanta forza ci vuole per dire di no. Spieghiamoglielo. Alle nostre figlie. Diciamo loro quanto le amiamo, quanto sono importanti per noi, quanto il loro intero corpo sia prezioso.

I padri, i padri, le prendano da parte e dicano loro: se ti tocca farà i conti con me: tu sei la mia bambina. Tu sei fatta per un uomo degno. Ma fatelo davvero, non basta pensarlo, darlo per scontato. Perché le nostre figlie hanno bisogno di sentirsi preziose e perfette, amatissime: hanno bisogno di sapere che qualcuno darebbe la vita per loro, hanno bisogno di sentire vicino un vero uomo, il loro papà innanzi tutto.

Non hanno bisogno del divieto innanzi tutto, ma di avere chiaro il volto di chi le ama davvero. Devono imparare a desiderare un compagno che le ami interamente, non solo per il loro corpo, per quanto siano sexy e carine. Loro sanno che possono concepire una vita nuova: è spesso una sfida inconscia, un modo di mettersi in pericolo per farsi afferrare sul precipizio. La ragazzina undicenne della notizia Ansa ha cercato in tutti modi di nascondere la sua gravidanza ai genitori, anch’io nella mia esperienza ho notato che tendono a farlo: ma non è solo per la paura di essere sgridate. Il motivo principale sta altrove, sta nell’amore. Loro quel bambino lo vogliono, in fondo in fondo e nonostante tutto. Anche i giovani padri spesso sono dello stesso pensiero.

Bambini che hanno bambini? No, bambini che non sono stati trattati come tali.